Il racconto dei volontari di Valdobbiadene nell’Agordino: scene da film, esperienza toccante

La grave ondata di maltempo che ha funestato il Veneto e, in particolare la provincia di Belluno, è terminata. I danni e i disagi arrecati al territorio e alla popolazione sono ancora sotto gli occhi di tutti, soprattutto nella zona colpita dal grave incendio scoppiato nell’Agordino lo scorso giovedì 24 ottobre.

Centinaia i volontari mobilitati dalla Protezione Civile della Regione Veneto. Da Valdobbiadene, lunedì 29 ottobre, è partita una squadra dell’Associazione nazionale alpini formata da cinque uomini e una donna: Marco Baratto, Tiziano Berton, Manuel Dalla Longa, Massimo Dalla Longa, Emanuela Geronazzo e il caposquadra Ruggero Ruggeri. I sei volontari, che hanno operato nel Comune di Taibon Agordino, hanno perciò voluto raccontare la loro esperienza unica e toccante.

Tutti in allerta già da domenica: borse pronte in caso di chiamata e telefoni sempre accesi  – raccontano – La chiamata è arrivata lunedì 29 ottobre a pranzo da parte di Luigi Damin, coordinatore sezionale dell’Ana Valdobbiadene. Il ritrovo è alle 15.30 in sede, quindi la partenza per Taibon Agordino, uno dei paesi più colpiti dall’alluvione ed ancora in ginocchio per l’incendio della settimana precedente.

Valdobbiadene volontari agordo 3

Arriviamo in aeroporto a Belluno, nella sala operativa del Centro coordinamento soccorsi, ed aspettiamo che ci diano il via per andare a sostituire i colleghi di Conegliano, che stanno controllando l’andamento di alcuni torrenti e lo stato di pericolosità di un ponte. Ci comunicano che a causa di frane e smottamenti le strade per Taibon Agordino sono tutte chiuse; impossibile dare il cambio ai colleghi. Dopo qualche momento di esitazione, chiamiamo subito Luigi Damin, che dà l’ok per l’operazione e decide di raggiungerci a Belluno per portarci motoseghe, caschi, guanti e tutto il necessario per cercare di liberare le strade. Tempo un’ora e siamo pronti per partire e cercare di raggiungere i colleghi di Conegliano.

La strada che da Sedico porta ad Agordo era chiusa da alberi, rocce e frane di ogni tipo che impediscono il passaggio. Decidiamo di chiedere di farci passare lo stesso e tentiamo l’impossibile. Sotto il diluvio e il vento, ogni dieci metri la squadra scende al volo a spostare massi, tagliare alberi con la testa sempre rivolta all’insù per paura di qualche altro crollo imminente. Siamo completamente al buio, usiamo solo con la luce dei fanali del nostro pulmino e le luci frontali sul casco.

Dopo una decina di chilometri ci troviamo di fronte una frana, l’acqua che scendeva dalla montagna ci arrivava alle ginocchia ad una velocità impressionante. Lì troviamo alcuni tecnici di Veneto Strade che stanno cercando di arginare la situazione. Dopo circa 45 minuti di lavoro riescono a liberarci il passaggio e la nostra corsa continua. Dopo quattro ore, ormai erano le 23/23.30, arriviamo ad Agordo. Si presenta davanti a noi una scena da film: una città completamente al buio, in parte allagata, desolata. Solo dopo aver superato il centro vediamo qualche cittadino. Si erano “arrangiati” come potevano chiudendo la strada con grandi vasi di fiori e così avevano arginato la frana.

Valdobbiadene volontari agordo 2

Arriviamo finalmente a Taibon Agordino e ci portano subito nei punti più critici. Qui incomincia il nostro turno. Tutta la notte sotto la pioggia a monitorare il livello delle acque. Continua a piovere e la paura di una nuova piena è tanta. Un via vai di cittadini preoccupati che cercano conforto; la situazione è critica, la centrale elettrica è completamente crollata. Alle 8 della mattina successiva, martedì 30 ottobre, aspettiamo il cambio, che, ovviamente, vista la situazione critica riuscirà ad arrivare solo alle 11.

È stata un’esperienza unica e molto toccante. Siamo molto contenti di essere stati d’aiuto a quei paesi devastati dalla catastrofe.

(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: Protezione civile Ana Valdobbiadene).
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