Tronco segato in Pianezze, la replica dei motociclisti: non ci sono prove e non si può attaccare tutta la categoria

Ha fatto molto discutere la vicenda (qui l’articolo) delle accuse agli appassionati di moto da enduro in merito al taglio di un grande tronco (nella foto) in località Pianezze di Valdobbiadene, posizionato in precedenza per impedire alle moto di transitare in alcuni sentieri di montagna.

Un’intera categoria e un nutrito gruppo di appassionati non ritengono giusto che si getti del fango su chi ha lavorato molto, nel rispetto delle normative vigenti, per realizzare delle manifestazioni e delle uscite in moto che tenessero in considerazione anche le esigenze di chi ama la montagna, di chi vuole che le cose si organizzino con tutti i crismi del caso e senza suscitare polemiche o lamentele particolari.

In alcuni gruppi social del territorio, tanti motociclisti hanno manifestato il loro malessere per non aver digerito le accuse, seppur molto generiche, indirizzate a chi vorrebbe soltanto praticare uno sport che, a detta degli appassionati, potrebbe essere un ulteriore motivo di sviluppo per l’economia del territorio.

Mi dispiace che sia stata accusata un’intera categoria – spiega Eros Lenisa, vicepresidente del Comitato regionale della Federazione motociclistica italiana e coordinatore di Triveneto enduro – senza delle prove certe. Come Federazione stiamo facendo una campagna di sensibilizzazione con gli appassionati del territorio perché, per un endurista, il peggior nemico è l’endurista stesso che va nei campi o in montagna senza rispettare le regole e rovinando un intero movimento. Ritengo che il paragone più adatto sia con i cacciatori e i bracconieri poiché, se ci concentriamo su questi ultimi, possiamo affermare che agiscono al di fuori della legge.”

“La gente deve capire – prosegue Lenisa – che in moto non si può andare dove si vuole e quando si vuole. I vari moto club stanno insistendo perché ogni evento sia organizzato con le carte in regola e perché si possa andare a correre senza infrangere la legge. Il nostro obiettivo è che la gente si diverta ma nel rispetto della natura e delle normative vigenti. Posso aggiungere che alcuni moto club della zona fanno manutenzione dei sentieri e tante volte abbiamo trovato dei sacchi di immondizia nei boschi che, molto probabilmente, non sono stati lasciati lì da dei motociclisti.”

Vorrei capire – aggiunge il coordinatore Triveneto enduro – se quel tronco sia stato messo per fermare i motociclisti o, invece, per bloccare i ciclisti o altri mezzi che possono transitare in quell’area. Un motociclista può tranquillamente passare intorno ad un tronco così grosso e non ha bisogno di segarlo. Per me è stato qualcuno del posto e non un endurista ma, come per le accuse a noi, ci vogliono le prove”.

“Oltre ad augurarmi di poterci confrontare ancora, con chi ha a cuore la montagna, su questi temi, faccio un appello agli appassionati di moto affinché rispettino le regole – conclude Eros Lenisa – In ogni caso, un proibizionismo ed un inasprimento ulteriore nei confronti di chi corre in moto genererebbero solo ulteriori abusi e stimolerebbero la gente, purtroppo, a muoversi nell’irregolarità. Questa soluzione non è quello che vogliamo noi e neanche quello che si aspettano le persone che ci hanno accusato”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Federazione motociclistica italiana del Veneto).
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