L’Aia rimarrà aperta: questo quanto è emerso dal vertice in prefettura di questa mattina, martedì 25 agosto, secondo il quale non ci sarebbero le condizioni per fermare la produzione all’interno dello stabilimento di via Cesare Battisti nonostante l’elevato numero di casi positivi al Covid.
Per prima cosa, all’interno dell’azienda saranno previsti dei termoscanner, sanificazione continua e i turni di lavoro verranno dimezzati.
La prossima settimana, poi, sarà eseguito un nuovo screening con l’utilizzo delle nuove procedure rapide, nel frattempo è stata stabilita la prosecuzione della produzione contro un’ipotesi di chiusura dello stabilimento che era stata preventivata nelle ultime ore.
L’interruzione dell’attività di macellazione, è stato infatti sottolineato, comporterebbe l’abbattimento di circa 1,5 milioni di capi di pollame, evento che avrebbe ripercussioni non semplici sul fronte igienico sanitario.
Al vertice erano presenti, tra gli altri, il direttore generale dell’azienda sanitaria Ulss n.2 di Treviso, Francesco Benazzi, e il sindaco di Vazzola, Giovanni Zanon.
Nella paura, nell’accusa o nell’indifferenza, sorgono pareri contrastanti da parte della popolazione di Vazzola sul maxi-focolaio, che al momento vede 185 contagiati, tra cui 38 sarebbero familiari dei lavoratori (qui l’articolo).
Da una parte c’è chi crede che, ammettendo uno scrupoloso utilizzo della mascherina, si possa portare avanti la propria quotidianità senza rischi, stando sempre attenti a evitare i contatti e utilizzando tutti i dispositivi di protezione.
Non sono poche, infatti, le persone che si recano normalmente al bar, al supermercato e nei negozi: secondo gli abitanti di Vazzola, qui in pochi ormai mettono ancora in dubbio l’utilità della mascherina e anche all’esterno, i cittadini la portano con diligenza.
“La gente è molto responsabile, – spiega il gestore di un bar – entrano tutti con la mascherina e cercano di stare distanti tra loro. Dopo le 18, come dice l’ultima ordinanza, indossano le protezioni anche all’esterno. Forse c’è una preoccupazione maggiore rispetto a qualche giorno fa, ma io credo che non si debba creare allarmismo, anche considerando che la maggior parte dei lavoratori arriva fuori dal nostro comune”.
Dall’altra c’è chi invece prova quella stessa paura che in molti hanno vissuto durante il lockdown: c’è chi si ritiene talmente preoccupato della situazione attuale da vedere nell’azienda un pericolo concreto per la popolazione. Alcuni hanno dichiarato di dare per scontato la nascita di un focolaio come quello dell’Aia: “Sono quasi in 700 – afferma un abitante – tutti con frequentazioni e abitudini differenti: passando molto tempo assieme era inevitabile che accadesse”.
Di nuovo, le preoccupazioni della gente non riguardano soltanto il covid, ma le conseguenze che ha sulla società: “Vedo alcuni bar – dice una donna – che la sera sono vuoti, le mamme non portano più i bambini a giocare con i loro coetanei. Secondo me, questo il problema maggiore”.
C’è un altro fenomeno che non si può ignorare e che è stato evidenziato persino durante le interviste di Qdpnews.it: in situazioni di tensione come queste, è nato anche qualche atteggiamento avverso nei confronti dei lavoratori, atteggiamento che, nei casi più estremi, mostra tracce di severo razzismo.
(Fonte: Simone Masetto © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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