Scontro di perizie nel processo Vaj: “Le due imputate capaci di intendere e volere al momento dell’omicidio”, ma la difesa chiederà integrazioni

Scontro di perizie nel processo per l’omicidio di Paolo Vaj, morto la notte del 18 luglio 2019 nella sua casa vittoriese. Alla sbarra, accusate di omicidio volontario premeditato, ci sono la compagna della vittima Patrizia Armellin e l’amica Angelica Cormaci.

Nel corso dell’udienza che si è tenuta martedì in Tribunale a Treviso si sono contrapposti gli psichiatri Carlo Schenardi, consulente di Roberta Bencini, la moglie della vittima che si è costituta parte civile con l’avvocato Nicodemo Gentile, e Sergio Monchieri, schierato dalla difesa delle imputate, avvocati Marina Manfredi e Stefania Giribaldi.

Il primo ha confermato quanto accertato dalla perizia disposta dal tribunale: “Le due imputate sono affette da disturbi della personalità ma, al momento dell’omicidio, erano capaci di intendere e di volere”. Il secondo, invece, quella perizia, la contesta nel metodo: “Non sono state fatte le valutazioni necessarie e sufficienti per poter stabilire che fossero capaci di intendere e di volere”.

Davanti alla Corte d’Assise di Treviso, Schenardi ha tracciato il profilo psichiatrico delle imputate sostenendo che Patrizia sarebbe affetta da un disturbo narcisistico, borderline e antisociale, mentre Angelica sarebbe schizotipica, priva di una propria personalità, che l’avrebbe portata a proiettare sull’amica, divenuta la sua “mamy”, la mancanza della madre che l’aveva abbandonata nell’infanzia.

Disturbi che, secondo il consulente, non avrebbero però minato la loro capacità di intendere e di volere. Lo psichiatra ha delineato anche il rapporto “malato” che ci sarebbe stato tra Vaj e la Armellin: “Sempre in conflitto e in un’alternanza di ruoli tra vittima e carnefice”.

Conclusioni che Monchieri ha contestato, partendo dal metodo con cui sono state ricavate: “Per stabilire la capacità di intendere e di volere che è transitoria – ha spiegato il consulente della difesa -, si sarebbero dovute analizzare le dichiarazioni che le due hanno reso nell’immediatezza del fatto, il risultato dell’autopsia e l’analisi della scena del delitto per confrontarle con i disturbi della personalità di cui sono affette”.

Per questo motivo, gli avvocati Manfredi e Giribaldi sono pronte a chiedere al tribunale un’integrazione della perizia psichiatrica.

Nel corso dell’udienza dell’altro giorno è stata chiamata a testimoniare anche la madre di Patrizia Armellin, che subito dopo il delitto avrebbe riferito ai Carabinieri del tormentato rapporto tra la figlia e la vittima, e che la stessa le avrebbe raccontato che Paolo la picchiava. Dichiarazioni che la donna non ha però voluto confermare in aula avvalendosi della facoltà di non rispondere.

Il pubblico ministero Davide Romanelli, inoltre, ha depositato agli atti del processo due lettere dal contenuto autoaccusatorio che Angelica Cormaci gli aveva inviato dal carcere di Venezia. Missive deliranti, secondo le difese, conseguenti allo stress provocato dalla detenzione.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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