Grafico del pessimismo e ottimismo climatico

Andrà tutto bene o sarà un disastro? Effetti globali delle teorie individuali attraverso un modello su ascisse e ordinate.

Davanti a fenomeni come l’inquinamento, l’estinzione delle specie o il cambiamento climatico, è possibile adottare vari atteggiamenti che vanno dal catastrofismo (siamo condannati e non possiamo farci niente) all’ottimismo (andrà sempre meglio e troveremo una soluzione anche questa volta), con tutte le sfumature intermedie. Dal momento che questi atteggiamenti hanno effetti profondamente diversi sul piano concreto, proponiamo un’analisi matematica che dovrebbe identificare i modelli più proficui per rendere la vita migliore a noi tutti.

Il modello – Proponiamo un classico grafico a 2 assi: su un asse abbiamo il “livello di ottimismo“: indica la scala dall’ottimismo al pessimismo. Da una parte stanno le persone convinte che il futuro sarà molto migliore, dall’altra quelle convinte che sarà molto peggiore; sull’altro asse abbiamo il “livello di cambiamento“: riflette quanto pensiamo che il futuro possa essere modellato dai comportamenti e dalle decisioni che prendiamo. Chi pensa che il mondo sia mutevole, crede esistano azioni in grado di rimodellarlo. Al contrario, coloro che pensano a un mondo immutabile sono convinti di camminare lungo un percorso prestabilito e che cercare di plasmare il futuro sia un’illusione.

I 4 quadranti – Dal grafico ricaviamo 4 quadranti: in alto a destra gli inguaribili ottimisti e in basso a destra i catastrofisti assoluti, mentre la parte di sinistra racchiuderà gli ottimisti mutevoli (alto a sinistra) e pessimisti mutevoli (basso a sinistra).

Esaminiamo questi 4 gruppi.

pessimisti assoluti nel quadrante in basso a destra, quelli che pensano che il futuro sia immutabile, sono i veri condannati: la loro posizione è che siamo spacciati e non possiamo farci niente. Promuovono soluzioni ambientali estreme e divisive, oltre che irrealistiche.

Il pessimismo mutevole (quadrante basso a sinistra) presuppone che sia impossibile per l’uomo superare i limiti ambientali, se non a patto di un’austerità estrema o sacrifici enormi: più che il modo per risolvere le sfide globali, sembra il risultato inevitabile di una mentalità di scarsità.

Gli immutabili ottimisti, quelli nell’angolo in alto a destra del nostro grafico, sono un gruppo pericoloso: presumono che il mondo continuerà a migliorare indipendentemente da noi e dal nostro impegno. Guardano al progresso storico e credono che continuerà, come i passeggeri del Titanic che ballano mentre la nave affonda.

Rimangono gli ottimisti mutevoli. Questo gruppo pensa che il futuro possa essere migliore, ma sa che il miglioramento non pioverà dal cielo: ne fa parte chi sta sperimentando soluzioni di mobilità alternativa (mezzi elettrici, bicicletta, treno, ecc.), energie rinnovabili, forme di alimentazione sostenibile, ecc.

Il pessimismo è difficile da superare proprio perché spesso è stato molto utile al genere umano. La storia ha premiato chi è stato in grado di rilevare le minacce in anticipo e poi di fronteggiarle o evitarle: infatti, il pessimismo potrebbe essere positivo in un’ottica di sopravvivenza (e sopravvivere è stato lo scopo primario dell’umanità fino a tempi molto recenti), ma diventa un fattore negativo quando, invece, serve un cambiamento.

Nella migliore delle ipotesi, il pessimismo ci aiuta a rimanere dove siamo. In realtà, il progresso è costruito da chi riesce a vagliare in modo critico una serie di soluzioni, scartare quelle cattive e trovare quelle buone, affinandole man mano.

Spaventare le persone per spingerle all’azione non sempre funziona.

Autore: Carlo Quiri – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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