Il Nord Italia sta assistendo a un fenomeno di rinascita che sfida le previsioni più pessimistiche degli ecologi: specie che sembravano perdute per sempre stanno tornando a popolare fiumi e torrenti. Tra queste, la lontra europea rappresenta uno dei casi più emblematici di resilienza naturale.
Questo elegante predatore acquatico aveva abbandonato il territorio italiano nella seconda metà del Novecento. La sua scomparsa era avvenuta gradualmente, seguendo un destino comune a molte specie europee vittime dell’industrializzazione e dell’inquinamento delle acque. Per decenni, la lontra è rimasta solo un ricordo nelle memorie degli anziani pescatori.
Tuttavia, la natura ha iniziato a riprendersi i suoi spazi in modi sorprendenti. Le prime ricomparse sono state timide e sporadiche, spesso documentate solo attraverso ritrovamenti occasionali o avvistamenti isolati. La svolta è arrivata quando le analisi genetiche hanno rivelato che questi nuovi colonizzatori provenivano dalle popolazioni alpine dei paesi confinanti, dimostrando come gli ecosistemi europei siano interconnessi in modo più profondo di quanto si pensasse.
Uno degli aspetti più affascinanti di questo ritorno è la capacità di adattamento mostrata dalla lontra. Contrariamente a quanto riportato nei manuali di zoologia, che la descrivevano come specie tipica di pianure e fondovalli, questi animali hanno dimostrato di poter attraversare territori montani e utilizzare corridoi naturali ad alta quota per raggiungere nuove aree.
La loro presenza viene rilevata principalmente attraverso le tracce odorose che lasciano sui territori: particolari marcature dall’odore caratteristico che gli esperti sanno riconoscere e che permettono di monitorare gli spostamenti senza disturbare gli animali. Queste tracce raccontano storie di viaggi incredibili attraverso valli e montagne, di animali che hanno percorso decine di chilometri per colonizzare nuovi habitat.
Il processo di ricolonizzazione ha però mostrato anche le fragilità di questo ritorno. La mortalità legata al traffico stradale rappresenta una minaccia costante per questi animali, che spesso si muovono di notte lungo percorsi che intersecano le infrastrutture umane. Giovani e adulti pagano un prezzo alto a questa convivenza forzata con la modernità.
La gestione territoriale deve ora adattarsi a questa nuova presenza. Le tecniche utilizzate per il controllo di altre specie invasive possono infatti rappresentare un rischio indiretto per la lontra, creando situazioni di conflitto non intenzionale. È necessario un approccio più sofisticato che tenga conto della complessità ecologica di territori che stanno rapidamente cambiando.
Le popolazioni attuali rimangono ancora numericamente limitate e dipendenti dai flussi migratori provenienti dall’estero. Si tratta di piccoli nuclei che rappresentano la punta avanzata di un processo di riconquista naturale che potrebbe avere sviluppi importanti nei prossimi decenni.
Questo ritorno spontaneo dimostra come la conservazione della natura non sia solo una questione di protezione attiva, ma anche di capacità di resilienza degli ecosistemi. Quando le condizioni ambientali migliorano, anche minimamente, la vita trova sempre un modo per riconquistare i suoi spazi.
La lontra sta riscrivendo la geografia biologica del Nord Italia, utilizzando vie d’acqua che fungono da autostrade naturali per la ricolonizzazione. Fiumi e torrenti che per decenni erano stati considerati ecologicamente impoveriti stanno tornando ad ospitare questa specie simbolo della qualità ambientale.
Il futuro di questa ricolonizzazione dipenderà dalla capacità di bilanciare le esigenze umane con quelle naturali. Progetti di mitigazione del rischio stradale e protocolli di gestione più attenti potrebbero garantire che questo ritorno non sia solo temporaneo, ma diventi la base per una nuova coesistenza tra uomo e natura.
La storia della lontra nel Nord Italia è ancora in corso di scrittura. Ogni nuovo avvistamento, ogni traccia rinvenuta, aggiunge un capitolo a questo racconto di rinascita che dimostra come la natura, se messa nelle condizioni giuste, sappia ancora sorprenderci con la sua straordinaria capacità di rigenerazione.
(Autore: Paola Peresin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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