L’8 settembre di tre anni fa moriva la Regina Elisabetta II d’Inghilterra, mentre oggi si svolgeranno in forma privata i funerali del grande stilista Giorgio Armani. E’ come se questa data, almeno per eventi recenti, rappresentasse il segno di un congedo da personalità che hanno inciso profondamente sulle vicende dell’umanità del nostro tempo.
La sovrana inglese, sicuramente, per l’incredibile durata del suo regno e l’influenza del suo ruolo a livello di istituzioni in campo nazionale e internazionale. Ma anche “Re Giorgio”, per parte sua, perché Armani era entrato da decenni nell’immaginario collettivo come interprete raffinato e apprezzato in tutto il mondo, alla testa di una autentica “monarchia” della moda capace di dettare rigore e stile in maniera assolutamente inconfondibile, originalissima, suprema e inarrivabile.
“Re Giorgio”, infatti – come è stato definito negli anni fulgidi della sua straordinaria carriera – scomparso il 4 settembre scorso all’età di 91 anni, ha rappresentato il simbolo dello stile e dell’eleganza “made in Italy”, l’emblema dell’essenzialità e dell’equilibrio, l’espressione viva, concreta e costantemente moderna della genialità applicata al vestito e alla definizione degli spazi e degli ambienti. “Mi inchino davanti al suo immenso talento. Alla sua incredibile fedeltà a un unico stile: il suo”: il sarto Valentino ha dedicato queste parole a Giorgio Armani, sottolineando l’amicizia che li univa, senza rivalità e competizione, proprio perché le loro concezioni stilistiche della moda sono sempre state talmente alte, diverse e uniche da essere destinate non entrare mai in conflitto, a non essere contrapposte, a esistere ciascuna in pienezza secondo i dettami dell’autenticità di ciascuno.
E se l’intero pianeta, di fatto, in un abbraccio commosso – come hanno messo in luce i mass media di ogni latitudine – si è stretto intorno ai familiari, amici e collaboratori della “maison” dello stilista scomparso, questo non è dovuto solo all’ineguagliabile contributo che Armani ha donato alla vita delle persone del nostro tempo, ma anche alla dimensione caratteriale dell’uomo, ai suoi convincimenti profondi, al modo delle sue relazioni, alla finezza del suo essere “leader” assoluto nel suo campo senza vanti, prosopopee e presunzioni fastidiose e irritanti.
“Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà. E’ da lì che tutto comincia”: è il messaggio icona di Giorgio Armani, a conclusione della sua esistenza, che ha dominato anche sulla scena della camera ardente allestita a Milano per l’estremo saluto da parte della gente che lo amava. C’è tutto Armani in questa espressione, ossia la sua dedizione totale all’arte della moda che con lui è passata da una dinamica semplicemente sartoriale, di abbigliamento, di “look”, ad una di altro segno, decisamente superiore, come quello dello stile.
E la parola “stilista” è proprio nata con lui, a significare che non ci si accontenta più degli argomenti e delle pratiche del passato, ma si osano percorsi inediti, come il minimalismo, le stoffe al centimetro, le giacche destrutturate. Ma anche gli abiti sportivi, e per le nazionali degli sportivi italiani, i profumi, gli oggetti le linee d’arredo, i Teatri e gli Hotel Armani, uno stare nel mondo con la novità frutto di genio, studio e preparazione.
Al tempo stesso, “impegno, rispetto e attenzione” per le persone, a cominciare da quelle che lavoravano al suo fianco. Di fatto, la traduzione in concreto del concetto di famiglia, così ben richiamato nella nota diffusa dai dipendenti nei giorni della scomparsa dello stilista originario della terra piacentina, che mai ha scordato le sue radici e in tante occasioni ha voluto testimoniare con la sua personale generosità il suo sguardo altruista verso le istanze della comunità natale, ma anche di tante altre situazioni di necessità diffuse ovunque.
“In questa azienda ci siamo sempre sentiti parte di una famiglia – hanno scritto i dipendenti – Oggi, con profonda commozione, sentiamo il vuoto che lascia chi questa famiglia l’ha fondata e fatta crescere con visione, passione e dedizione. Ma è proprio nel suo spirito che insieme, noi dipendenti e i familiari che sempre hanno lavorato al fianco del signor Armani, ci impegniamo a proteggere ciò che ha costruito e a portate avanti la sua azienda nella sua memoria, con rispetto, responsabilità e amore”.
Una lezione di stile totale, dunque, in cui risaltano sicuramente le doti di un uomo che univa alla cifra immensa del suo talento la capacità di essere umile, cordiale e discretamente vicino a tutti. “Puro genio, senza un cenno di sregolatezza. Valutava qualità essenziali l’onestà, la severità, il senso dell’efficienza”: così è stato ancora scritto di lui, a conferma che la vicenda di Giorgio Armani è un qualcosa di unico, da assumere con fedeltà, coerenza e serietà, e con infinita gratitudine per l’innovazione gentile realizzata nel suo campo d’azione, cambiando l’idea stessa del vestire al maschile e femminile, con classe ed eleganza.
Un lezione da trasmettere come patrimonio inestimabile a coloro che verranno, e da non dimenticare mai.
(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: archivio Qdpnews.it – Lanificio Bottoli)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata