Se qualcuno vuole avere oggi una dimostrazione concreta, tangibile, straordinariamente efficace e significativa del valore della solidarietà e dei traguardi che si possono raggiungere insieme, può andare a risentire le parole, a rivedere le immagini, a gustare nuovamente la gioia di tutti alla bellissima festa d’inaugurazione delle opere di ampliamento degli edifici di Casa Maria Adelaide Da Sacco a Vidor, svoltasi nell’ultimo fine settimana con una grande partecipazione di persone arrivate da tutto il territorio di Marca.
A vent’anni esatti dalla nascita di questa dimora realizzata a favore di persone con disabilità – realtà che accoglie una ventina di ospiti ed è inserita nel circuito della Fondazione “Il Nostro Domani” che vide monsignor Fernando Pavanello tra i suoi principali artefici – nuove strutture di completamento e per l’utilizzo sono state portate a termine e ufficialmente messe a disposizione della struttura con residenza e centro di lavoro guidato.
Ma che cosa ha colpito in maniera del tutto speciale i tanti presenti alla cerimonia, coordinata con la consueta bravura da Nicola Sergio Stefani? Certamente la felicità di chi vive ogni giorno Casa Maria Adelaide da Sacco, suggellata con la foto ricordo al momento del taglio del nastro e durante i calorosi ringraziamenti. Senza alcun dubbio, l’”idem sentire”, ossia il sentimento di sintonia profonda, di autentica sinergia, una sorta di immedesimazione tra la Casa e la comunità che vive accanto, che è stata sempre partecipe e coinvolta, che ha aiutato, sostenuto, accompagnato e protetto questa progetto divenuto un giorno fattiva certezza, condividendo in tutto e per tutto l’esistenza di questa residenza da ben due decenni ormai, nelle gioie, nelle fatiche, nelle speranze dell’ordinario quotidiano.
Ancora, è risaltato il senso di memoria e gratitudine per tutti coloro che – oggi scomparsi – hanno contribuito in maniera decisiva, con amore e dedizione, al varo prima, e alla vita buona poi, di questa casa, servendo con passione, intelligenza e costante dono di sé la sua esclusiva finalità di bene: si sono espressi in particolare su questa linea il presidente della Fondazione Il Nostro Domani, Giacomo Dalla Toffola, e il componente cda della stessa Fondazione, Udino Buso.
Infine, è emerso con chiarezza un dato indiscutibile, non inedito, ma che non finisce mai di stupire, specialmente nell’intervento del presidente dell’Associazione Casa Maria Adelaide Onlus, Augusto Trinca: l’apporto di una lista ricca e articolata di persone, associazioni, banche e aziende che hanno offerto un contributo per la realizzazione delle ultime opere strutturali della Casa vidorese, garantendo così la definitiva conclusione dell’opera. Un elenco che parla da sé, fa riflettere, fa capire come nelle pieghe del quotidiano delle nostre comunità esistano e persistano realtà associative, imprenditoriali ed economiche che hanno fatto dello “sguardo” verso il prossimo un motivo effettivo della loro opera di “restituzione” sociale.
Soprattutto, colpisce il numero delle aziende locali che hanno voluto dare un segnale preciso e concreto di partecipazione alle importanti novità strutturali del presidio di accoglienza di Vidor. L’impresa felice, si potrebbe dire, non è soltanto quella portata a termine con questa splendida gara di solidarietà, in cui tutti hanno brillato per la loro capacità di cooperazione, di collaborazione, di attività in rete a favore del prezioso progetto abbinato a una ventennale esperienza di servizio vitale e prezioso a persone in difficoltà, seguendo la prima intuizione e disponibilità del conte Alberto Da Sacco. In ogni modo possibile, contribuendo al meglio, ognuno per la propria parte, è stato raggiunto alla fine un risultato encomiabile, un traguardo da applausi, un esito più che mai utile e soddisfacente per le esigenze di coloro che a Casa Maria Adelaide conoscono ogni giorno gesti costanti di attenzione, amicizia, compagnia, promozione, condivisione piena di percorsi e di obiettivi.
Un segno eloquente di civiltà e di umanesimo, che dà risposte e mette gli ospiti, tutti e ciascuno, nella condizione di essere accolti nel segno dell’amore e della convivialità, avendo vicine le persone degli operatori e dei volontari che si prodigano perché la casa sia famiglia, cordialità, abbraccio di fraternità e di bene. Ebbene, si può dire che questa “impresa felice” della primavera 2025 di Vidor, insieme alle istituzioni, sia opera in buona parte anche di “imprese felici” – nel senso proprio di aziende, attività imprenditoriali, realtà economiche del territorio – che hanno scelto da sempre di non delocalizzare, ma di sposare invece la comunità con tutte le sue esigenze e priorità, di guardare con fiducia e concretezza al mondo che si muove oltre le mura degli stabilimenti e degli uffici lavorativi, di essere sensibili e attente in maniera speciale – non a parole, ma con le mani aperte e generose – verso coloro che hanno messo in campo opere di autentica solidarietà.
Sono imprese felici che vivono al meglio questa proiezione esterna perché al loro interno hanno già stabilito le cose che contano, danno grande importanza al fattore delle risorse umane, promuovono la qualità della vita dei propri collaboratori, praticano il welfare aziendale come elemento di innovazione in chiave sociale. Dentro le sfide e le tensioni aperte dei mercati nazionali e internazionali, sono “imprese felici”, nonostante tutto, pur vivendo la complessità delle fasi e delle congiunture economiche e dei mercati nazionali e internazionali.
Ma loro ci sono, sempre, perché hanno capito che una comunità coesa, che sa stare al passo dei più deboli, che si spende per loro con competenza e umanità, ha un valore inestimabile, per tutti, e dà valore aggiunto alla serenità e alla qualità dell’esistenza degli uomini e delle donne che quotidianamente entrano in azienda. Per tutto questo, possiamo ben dire che la vita buona è davvero un’impresa felice.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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