“La filosofia del nostro parco è che noi non siamo i padroni degli animali. Ogni animale appartiene a se stesso. Noi siamo solo i keepers, ovvero le persone che hanno il dovere e la fortuna di potersene prendere cura”.
A mezz’ora da Venezia, precisamente a Campolongo Maggiore, si trova una realtà unica in Veneto e in Italia: “Tiger Experience” è infatti il nome del parco nel quale è possibile avere un incontro ravvicinato con numerosi grandi felini che arrivano qui “a fine carriera” dalle strutture circensi o da particolari situazioni di disagio, riproducendosi in cattività da diversi anni.
Qdpnews.it ha voluto conoscere i motivi che hanno portato Gianni Mattiolo e Giacomo Ferrari, gli addestratori dei grandi felini del “Tiger Experience”, a scegliere di vivere in simbiosi con tigri, leoni, puma e leopardi, consapevoli di dividere l’opinione pubblica tra chi condanna la cattività degli animali selvatici e chi invece non la ritiene una forma di sofferenza.
In più di un’occasione, il giornale online dell’Alta Marca Trevigiana ha indagato il tema della “cattività” degli animali esotici, confrontandosi con associazioni animaliste, circensi e altre persone che hanno raccontato la loro esperienza in questo ambito.
Gianni e Giacomo, però, preferiscono i fatti alle parole, anche se a loro non manca certamente la dialettica: a tutte le persone che criticano o mettono in discussione la loro scelta di vita, rispondono con un invito a visitare il loro parco nel quale vivono decine di animali esotici.
“Siamo un parco estremamente particolare – spiega Gianni Mattiolo – perchè il nostro intento non è far vedere degli animali ma cercare di far capire alle persone l’etologia dei grandi felini, sia in cattività che in natura, e far comprendere alle persone che il benessere di un animale non è relativo a quelle che sono le aspettative che le persone hanno, in base magari a delle credenze più o meno popolari, ma deve essere giudicato considerando la “vera etologia” degli animali. La cosa più importante è che il parco ha un senso solo nel momento in cui i visitatori portano a casa l’esperienza che vivono da noi e che li può aiutare a migliorare il rapporto con i loro animali domestici, vedendoli sotto una luce diversa”.
“Al “Tiger Experience” si parla di grandi felini – aggiunge Giacomo Ferrari -, il genere “Panthera” (tigri, leoni, leopardi) e alcuni “Felis”, il puma per esempio. Abbiamo anche altri ospiti come alcuni procioni e una moffetta. La maggior parte di questi animali sono nati da noi mentre alcuni di loro li abbiamo raccolti da situazioni poco chiare o di disagio. Nell’ultimo periodo, inoltre, portiamo nel nostro parco degli animali a “fine carriera” nelle strutture circensi”.
I visitatori del parco vengono colpiti dall’immagine dei cuccioli di tigre tenuti con un pastore abruzzese che si prende cura di loro e li aiuta nella fase di transizione dal momento in cui stanno con la madre a quello in cui iniziano a esplorare il mondo esterno, per evitare che questi cuccioli subiscano uno stress quando si avvicinano all’uomo.
Tra gli animali più “famosi” del “Tiger Experience” c’è Viper, un leopardo nero, che è arrivato a casa di Gianni Mattiolo quando aveva già due anni.
Si tratta della “pantera nera” più famosa d’Italia perché il grande pubblico l’ha vista in un video di Celentano ma anche in Gomorra, nel celebre spot della Breil e nel video dedicato alla Marchesa Luisa Casati dalla stilista Alberta Ferretti.
“Non è vero che gli animali in cattività conducono una vita che non è naturale – spiega Giacomo Ferrari – perché per i nostri animali lo è. Magari non corrisponde alla nostra idea ma la visione della vita che hanno le nostre tigri e i nostri leoni è questa. Noi al “Tiger Experience” abbiamo strutturato un percorso che ogni settimana proponiamo alle persone proprio per far capire che cosa sia effettivamente la cattività: i nostri animali hanno una vita che è sana e serena se viene rispettata la legge italiana. Un animale, se detenuto secondo le condizioni previste dalla normativa vigente in Italia, non incorre in nessun tipo di maltrattamento”.
“Amare un animale non significa solo conoscerne le qualità etologiche – continua Gianni Mattiolo – perché quando ce ne prendiamo cura, quello che è più importante non è dare ciò che noi pensiamo sia giusto per il suo benessere, ma fornire all’animale ciò di cui necessita secondo la propria vita biologica ed etologica. Abbiamo a che fare con delle creature che in natura dormono dalle 18 alle 22 ore al giorno”.
“Il fatto di credere che una tigre corra tutto il giorno, e che quindi abbia bisogno di spazi immensi, è sbagliato – conclude -. Quando la tigre si alza per quattro ore, va a cacciare per sopravvivere ma nel nostro caso questa necessità di andare a cacciare per sopravvivere non c’è. Nonostante tutto, noi riusciamo a dare a questi animali anche un elemento di impegno psicologico perché, per esempio, questa interazione che hanno da noi arriva anche coprire il tempo e le energie dedicate alla caccia”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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