Carenza dei medici di base, l’assessore Lanzarin: “In Veneto situazione di emergenza ma non drammatica. In vista più diplomati che pensionati”

“Non abbiamo mai nascosto che esiste una situazione di emergenza per quanto riguarda i medici di base, ma è un problema che attanaglia tutta Italia e che si è acuito dopo la fase calda del Covid. Come Regione stiamo mettendo in campo tutte le contromisure possibili e anche tutte le Regioni italiane, con una lettera del presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga al Ministro Orazio Schillaci, hanno chiesto di riprendere celermente il confronto su un documento che abbiamo inviato a giugno con proposte per interventi sia emergenziali che strutturali”.

Lo ha detto l’assessore alla Sanità della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, nel corso di un punto stampa convocato ieri per fare il punto sulla situazione della medicina territoriale.

“A livello nazionale – ha aggiunto – vanno trovate risposte a una professione che non è evidentemente più appetibile come un tempo lavorando sui carichi di lavoro, sugli aspetti incentivanti, sulla burocrazia che grava sugli mmg, sulla qualità della vita. Detto questo, in Veneto la situazione è di emergenza, ma non drammatica come da alcune parti la si vuole descrivere. Oggi abbiamo in attività 2.766 medici di medicina generale. Dal 2023 al 2025 sono previsti 462 pensionamenti (calcolati sull’età di 70 anni prevista per la categoria), ma nello stesso periodo i corsi di formazione triennali in atto diplomeranno 589 nuovi medici. Bisogna anche spiegarsi bene su cosa si intende per zone carenti, che non necessariamente corrispondono in toto in cittadini senza assistenza, anzi”.

L’ultimo corso di formazione specifica in medicina generale 2022-2025, che sarà bandito entro dicembre in concomitanza con tutte le altre Regioni italiane, utilizza anche i fondi provenienti dal Pnrr, che producono 66 borse, da aggiungere alle 160 di finanziamento ordinario regionale per il primo anno. Altre verranno finanziate non appena definito il riparto nazionale derivante dal cosiddetto “decreto Calabria”.

“Al proposito – ha detto l’assessore – la Regione Veneto ha deciso di utilizzare tutte le risorse messe a disposizione (compreso il contributo per le spese di organizzazione) e che non abbiamo mai rinunciato né a un finanziamento né a un posto per la formazione”.

L’assessore, affiancata dal direttore generale regionale Luciano Flor, ha precisato che in questo momento le zone carenti in Veneto sono 586, che però si ridurranno a 346 grazie al bando rivolto ai medici per la loro copertura, che si chiude il 15 dicembre prossimo, che ha già ricevuto 250 domande.

“Per zona carente – ha spiegato Flor – si intende che in un determinato ambito è venuto a mancare il medico, ma ciò non significa che tutti i cittadini di quella zona rimangano senza assistenza, anzi. Le persone in zona carente vengono assistite con varie modalità: inserendole in un medico che ha accettato di portare il suo massimale da 1.500 a 1.800, o affidandole a medici temporanei e/o sostituti (i medici che stanno frequentando gli anni di specializzazione, affiancati da un tutor)”.

In questo modo si stima che circa il 70% delle persone in zona carente abbiano comunque assistenza. Per le rimanenti, l’attesa di averne uno è stimata da pochi giorni a poche settimane, durante le quali, per ogni necessità, anche di semplici certificazioni, è a disposizione la guardia medica.

Per il prossimo futuro, Lanzarin ha anche annunciato un Tavolo di Confronto con i medici di medicina generale “nel quale ragioneremo di un modello assistenziale generale per tutto il territorio, sulla base delle necessità dello stesso, area per area. Vogliamo portare avanti un lavoro comune e condiviso, base per le scelte migliori che andranno fatte”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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