Dogaresse, le first lady all’epoca della Serenissima: da Hayez ai merletti, una mostra inedita e attuale

Inaugurata a Portogruaro la mostra “La dogaressa tra storia e mito. Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento”

Pier Damiani, dottore della Chiesa citato anche nella Divina Commedia, in una nota raccontò un aneddoto su una principessa bizantina presa in sposa dal Doge di Venezia. Non si sa se lo fece più per diletto o più per strategia: prima dell’anno Mille maritare una straniera moltiplicava le opportunità di commerciare nel Mediterraneo.

Questa principessa, comunque, fu motivo di gran disapprovazione a Venezia, nei palazzi prestigiosi e altolocati, poiché soleva utilizzare un bidente dorato per portare il cibo dal piatto alla bocca. A quel tempo invece, a Venezia era buon costume usare le mani. “E che profumo nauseabondo!” dicevano di lei, poiché era solita cospargersi di quegli oli che, col tempo, divennero un’eccellenza della città e della sua tradizione.

“La dogaressa tra storia e mito. Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento” – Video a cura di Luca Vecellio

Questo è soltanto un esempio di come nel passato anche le donne abbiano potuto, trascurate dagli scritti maschilisti della Storia cristiana, plasmare la cultura di quella che è stata e che è oggi Venezia, e di come di conseguenza continuino a farlo, più o meno silenziosamente.

Per questo oggi è così attuale e quindi importanti domandarsi chi fossero le “dogaresse”, ovvero quelle donne che si trovavano ad affiancare gli uomini al comando: first lady del passato (con delle differenze di cui parleremo poi) di cui si è parlato pochissimo ma che una mostra, finanziata da Banca Prealpi SanBiagio e altri sponsor minori, organizzata dal Distretto Turistico del Veneto Orientale, dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e dalla Città di Portogruaro, ha finalmente raccontato in poche stanze, dense di significato.


“Una dogaressa non aveva compiti di governo. Era paragonabile a ciò che è oggi una first lady presidenziale negli Stati Uniti, per esempio. Tratteneva i rapporti di vicinanza con i più bisognosi, cercava di ammaliare il popolo con gesti caritatevoli. Al contempo patrocinava le arti, come merletti e il piccolo artigianato (ed è forse grazie anche a loro – spiega il collega Luigi Zanini – che l’artigianato veneziano è ancora così conosciuto e tutelato nel mondo).

E poi, spesso, organizzavano eventi e feste, talvolta particolarmente sfarzose – spiega uno dei curatori della mostra, Daniele D’Anza – tanto che è proprio per questo motivo, per il costo di queste feste, che hanno deciso di abolire questa figura”. Anche negli ultimi anni delle “dogaresse” ci fu chi, nonostante il divieto di incoronarle tale, riuscì a ottenere una deroga per riuscirci”. 

La mostra, che trova sede al Palazzo vescovile di Portogruaro, in provincia di Venezia, è nata da un ragionamento sull’importanza della donna, più che mai attuale. Le cinque sale al primo piano dello storico palazzo, oggi punto di riferimento per la cultura portogruarese, sono ricche di oggetti, dipinti e altre opere che raccontano la storia di alcune di queste doganesse, tre delle quali anche originarie della città: Isabella da Passano Della Frattina (1542-1601), Lucia Memmo (1770-1854) e Marta Marzotto (1931-2016). 

“Originale e al tempo stesso di grande attualità, il percorso espositivo guiderà i visitatori alla scoperta delle dogaresse, figure femminili spesso passate in secondo piano rispetto ai più celebri consorti, ma in realtà portatrici di nuove mode, progetti imprenditoriali e innovazioni che hanno segnato la storia della Serenissima – spiega il vicepresidente dei Banca Prealpi SanBiagio Luca De Luca, – Un progetto di valore, arricchito da capolavori di grandi artisti veneziani, che ci riempie d’orgoglio in quanto Banca da sempre sensibile alla valorizzazione della cultura e del patrimonio artistico locale.”

Grazie a un protocollo che mette in rete gli enti di tutela del Patrimonio artistico culturale, gli organizzatori sono riusciti a convincere persino gli Uffizi di Firenze a permettere l’esposizione di opere importantissime, come quella del pittore italiano Francesco Hayez “I due Foscari”.

Non meno ipnotico anche il ritratto di Lino Selvatico che ritrae una slanciata Anna Morosini, contessa del XX secolo che ottenne l’appellativo di “dogaressa”: astuta e colta ma anche complessa nella sua capacità diplomatica, si diceva amica di personaggi di grande rilievo per quel periodo, tra cui molti sovrani e uomini di potere.

Al tavolo dei relatori all’inaugurazione della mostra c’erano il presidente del Distretto Antonio Ferrarelli con la direttrice Pierpaola Mayer, i curatori Luigi Zanini e Daniele D’Anza, la dirigente delle attività museali di Fondazione Musei Civici di Venezia Chiara Squarcina che che ha commentato: “Ricordare la figura della dogaressa significa ricordare anche come Venezia fosse progressista e capace di evolvere culturalmente”. 

“La dogaressa tra storia e mito. Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento” resterà aperta al pubblico dal 16 dicembre 2023 al 19 maggio 2024. 

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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