Aldo e Luigino si trovano oggi in un vigneto del Veneto, un contesto che è diventato teatro naturale di una missione ambiziosa: raccontare e riscoprire Graspo, un progetto che nasce da una domanda esistenziale.
“Per tutta la vita ti chiedi se ti manca qualcosa – racconta Aldo –: se hai già assaggiato tutto, conosciuto tutto. Abbiamo dedicato anni alla ricerca dei vitigni di questo territorio, ma ci siamo resi conto che mancava qualcosa di fondamentale: non solo i vitigni di altre zone d’Italia, ma soprattutto quelli che abbiamo perduto”.
Il desiderio di colmare questo vuoto si è tradotto in un lavoro di ricerca, incontri e vinificazioni. “Nessuno ci aveva mai fatto assaggiare la Brepona, la Quaiara, la Simesara, la Dindarella, la Pelara… Si tratta di varietà che appartengono a un patrimonio viticolo non solo veronese o veneto, ma nazionale. Negli ultimi cinque anni abbiamo raccontato, studiato, degustato – e sì, anche un po’ bevuto – questi vini, incontrando chi li custodisce e li mantiene in vita”.
Luigino interviene per spiegare meglio la natura dell’iniziativa. “GRASPO è un acronimo. Sta per Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originità viticola. Siamo un gruppo di studio che ha scelto di occuparsi di ciò che è dimenticato o ancora sconosciuto nel mondo del vino, con particolare attenzione alla vite come pianta e alla ricerca ampelografica, cioè lo studio scientifico dei vitigni”.


Il gruppo, che opera come ONLUS, ha una regola ferrea: “Non parliamo di un vitigno se non ne abbiamo prodotto almeno un vino. È una nostra prassi non scritta. L’analisi del DNA, per quanto essenziale, non basta. Alcuni dei vitigni che abbiamo individuato non risultano nemmeno nella banca dati internazionale del DNA. Questo ci dice molto: significa che in certi casi nessuno li ha più studiati da decenni”.
Il lavoro di Graspo non si limita quindi alla scoperta o alla documentazione scientifica. C’è un passaggio fondamentale che è quello della messa a dimora: “Lo scorso anno abbiamo impiantato diverse nuove varietà in tre campi di conservazione. Questi luoghi sono veri e propri archivi viventi, dove custodiamo vitigni rari che, altrimenti, rischierebbero di sparire”.
Da qui nasce anche la scelta di identificarsi come “Graspo Vitigni Rari”, per sottolineare che il focus si è allargato all’intero territorio nazionale. “Dall’Alto Adige al Friuli, dalla Valle d’Aosta fino alla Sicilia e alla Sardegna: ogni regione italiana ha varietà dimenticate che meritano di essere riscoperte, tutelate e, quando possibile, vinificate”.
(Autrice: Mihaela Condurache)
(Foto e video: Mihaela Condurache e Simone Masetto)
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