La pandemia di COVID-19 ha rappresentato non solo un’emergenza sanitaria globale senza precedenti, ma ha anche stravolto numerosi aspetti della nostra vita quotidiana, tra cui la gestione dei rifiuti. Durante questi momenti difficili, la priorità è stata data alla salute e alla sicurezza umana rispetto alle preoccupazioni ambientali, determinando cambiamenti significativi nella produzione e nella gestione dei rifiuti solidi urbani.
Uno degli effetti più evidenti della pandemia è stato l’aumento esponenziale dei rifiuti plastici e fibrosi, derivanti principalmente dall’utilizzo massiccio di dispositivi di protezione individuale (DPI). L’uso quotidiano di mascherine, guanti monouso e altri presidi sanitari ha generato un volume impressionante di rifiuti: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, durante il picco della pandemia erano necessari mensilmente 89 milioni di mascherine chirurgiche, 1,6 milioni di occhiali e 76 milioni di guanti. Questi numeri hanno rappresentato una minaccia significativa per i sistemi globali di gestione dei rifiuti, già sotto pressione in molte aree del mondo.
Il cambiamento nel comportamento dei consumatori ha ulteriormente aggravato la situazione. Con l’incremento degli acquisti online e della consegna di cibo a domicilio, si è verificato un aumento significativo dei prodotti di imballaggio monouso e dei rifiuti domestici, specialmente durante le fasi iniziali dell’epidemia. Mentre alcune attività commerciali e industriali hanno subito rallentamenti, causando in alcuni casi una diminuzione dei rifiuti complessivi, i rifiuti domestici sono cresciuti nella maggior parte dei paesi.
Particolarmente preoccupante è stata la situazione nei centri sanitari. La quantità di rifiuti ospedalieri è aumentata drasticamente in correlazione con l’incremento delle infezioni da COVID-19. In città come Wuhan, ad esempio, si è passati da 40-45 a 240-247 tonnellate al giorno, mentre a Jakarta l’aumento è stato da 35 a 212 tonnellate giornaliere. Questi dati evidenziano l’enorme pressione esercitata sui sistemi di smaltimento dei rifiuti sanitari.
La gestione inadeguata dei rifiuti ha comportato numerosi rischi, tra cui la possibilità di trasmissione secondaria del virus. Nei paesi in via di sviluppo, pratiche come l’incenerazione a cielo aperto hanno esposto le comunità a tossine pericolose. L’improprio smaltimento delle mascherine chirurgiche è emerso come un problema ambientale significativo: miliardi di mascherine scartate mensilmente hanno contribuito all’inquinamento plastico, intasando discariche e contaminando ecosistemi.
È interessante notare come l’impatto della pandemia sulla generazione di rifiuti abbia mostrato variazioni regionali significative, influenzate principalmente da fattori economici. I paesi a basso reddito hanno generato meno rifiuti pro capite rispetto ai paesi ad alto reddito, ma hanno spesso affrontato maggiori difficoltà nella gestione a causa di infrastrutture inadeguate e assenza di quadri politici chiari. In molti di questi paesi, discariche mal gestite e scarichi a cielo aperto sono pratiche comuni, rendendo ancora più complessa la gestione dell’aumentato volume di rifiuti.
I raccoglitori di rifiuti, figure spesso trascurate nelle politiche governative, hanno affrontato sfide enormi durante la pandemia. La paura dell’esposizione al virus ha ridotto il loro numero quasi della metà in alcune aree, mentre chi ha continuato a lavorare ha dovuto affrontare orari prolungati, retribuzioni irregolari e mancanza di accesso a condizioni igieniche e DPI adeguati. In molte nazioni a basso e medio reddito, questi lavoratori operano in condizioni precarie nonostante il ruolo cruciale che svolgono nella prevenzione della trasmissione di malattie.
Contrariamente all’aumento di altri tipi di rifiuti, in alcune regioni si è osservata una diminuzione dei rifiuti alimentari. Questo fenomeno è stato attribuito principalmente ai cambiamenti nel comportamento dei consumatori e nelle abitudini culinarie durante i lockdown, con maggiore attenzione alla conservazione degli alimenti a causa dell’incertezza economica.
La crisi ha però stimolato anche l’adozione di strategie innovative per la gestione sostenibile dei rifiuti. Tra queste figurano punti di raccolta dedicati per i DPI, tecniche di riciclaggio innovative, sistemi digitali di tracciamento, estensione della responsabilità del produttore, investimenti in ricerca e innovazione, soluzioni di conversione dei rifiuti in energia e applicazione di principi di economia circolare. La separazione alla fonte è emersa come un passo fondamentale per sbloccare benefici ambientali ed economici significativi.
Le conseguenze di una gestione inadeguata dei rifiuti sono di vasta portata: contaminazione degli oceani, intasamento dei drenaggi, inondazioni, trasmissione di malattie, problemi respiratori, danni agli animali e impatti negativi sullo sviluppo economico. Diventa quindi evidente come una corretta gestione dei rifiuti non sia solo una questione ambientale, ma una componente essenziale per salvaguardare la salute pubblica.
La pandemia di COVID-19 ha dunque posto sfide uniche alla gestione dei rifiuti, richiedendo adattabilità e soluzioni innovative. Per garantire un futuro sostenibile, sono necessari investimenti adeguati, politiche chiare e l’implementazione di pratiche sostenibili, particolarmente nei paesi in via di sviluppo. La protezione e il supporto dei lavoratori del settore rimangono priorità fondamentali, riconoscendo il loro ruolo critico nella salvaguardia della salute pubblica e dell’ambiente.
Mentre il mondo continua ad affrontare le conseguenze della pandemia, le lezioni apprese nella gestione dei rifiuti durante questa crisi possono fornire preziose indicazioni per costruire sistemi più resilienti e sostenibili, capaci di affrontare le sfide future con maggiore efficacia.
(Autore: Paola Peresin)
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