Marcinelle, 69 anni fa la morte di 262 minatori. Zaia: “Monito a non dimenticare i nostri emigrati”

67 anni fa la tragedia di Marcinelle
69 anni fa la tragedia di Marcinelle

“Nel ricordo della sciagura avvenuta in Belgio nel 1956, l’8 agosto è il giorno per ricordare tanto dolore ma anche per esprimere gratitudine a coloro che, pagando un prezzo altissimo, hanno tanto contribuito al riscatto e alla crescita di cui è stata protagonista la nostra comunità. I nomi dei Caduti a Marcinelle rappresentano un monito a non dimenticare tutta la storia della nostra emigrazione”.

Questo il pensiero del presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, in occasione della Giornata nazionale del sacrificio del Lavoro italiano nel Mondo che si celebra l’8 agosto nel giorno della tragedia che 69 anni fa, nella miniera del Bois du Cazier, insieme a quella di altri 136 italiani, ha registrato la morte di 5 veneti: Giuseppe Corso di Montorio Veronese (Verona), Dino Dalla Vecchia di Sedico (Belluno) e i trevigiani Giuseppe Polese di Cimadolmo, Mario Piccin di Codognè e Guerrino Casanova di Montebelluna.

“La tragedia di Marcinelle ci ricorda come tantissimi Veneti abbiano provato in prima persona non solo povertà e sacrificio ma anche l’essere vittima di gravi pericoli e sfruttamento pur di assicurare una vita dignitosa e un futuro alla famiglia – prosegue il presidente Zaia -. Nel nostro DNA c’è, quindi, lo spirito per mantenere quell’impegno a rafforzare le condizioni e le sinergie che garantiscano maggiore sicurezza e dignità in tutti i luoghi di lavoro e mettere fine alle morti che ancora ricorrono nella cronaca dei nostri giorni”.

“Anche in questo anniversario onoriamo con riconoscenza le vittime insieme a tutti i Veneti e le Venete che per decenni hanno dovuto lasciare la loro terra, vissuti accettando condizioni terribili e mettendo in grave pericolo la loro vita ma che si sono affermati per il saper fare di noi veneti, l’inesauribile capacità di guardare al futuro, la nostra grande voglia di costruire – sottolinea il Governatore -. Sono andati incontro a un duro destino, spesso privo del minimo rispetto delle regole di umanità come proprio nel caso dei minatori: esseri umani, considerati soltanto braccia da lavoro, reale merce di scambio con materie prime in forza di specifici accordi internazionali. Dal riscatto da questa tragica realtà si è delineato quel Veneto che oggi è uno dei poli produttivi più importanti a livello internazionale”.

Montebelluna ricorda Guerrino Casanova e le vittime di Marcinelle

Anche quest’anno, l’8 agosto, Montebelluna si unisce al ricordo di una delle pagine più dolorose della storia del lavoro italiano all’estero. È il giorno in cui si celebra la Giornata del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo, istituita nel 2011 in memoria della tragedia di Marcinelle, dove nel 1956 persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani e 7 trevigiani.

Tra quei nomi incisi nella memoria c’è anche quello di Guerrino Casanova, montebellunese, 32 anni, padre di due figli. Aveva lasciato Montebelluna con la speranza di offrire una vita migliore alla propria famiglia. Come lui, migliaia di italiani negli anni del secondo dopoguerra partirono alla volta del Belgio attratti da un lavoro che spesso significava sacrificio estremo.

Guerrino non è mai tornato, ma il suo ricordo resta scolpito nel cuore della comunità: era uno dei 70 mila italiani partiti tra il 1946 e il 1961 grazie al cosiddetto “Accordo uomini-carbone” tra l’Italia e il Belgio: duemila giovani ogni settimana, forti e sani, destinati a lavorare in miniera in cambio di carbone. Era un tempo in cui il lavoro significava sopravvivenza, ma anche rischio, fatica e lontananza.

Nel 2005, lo Stato italiano ha riconosciuto a Guerrino Casanova la Medaglia d’oro al Merito Civile, per aver “sacrificato la vita ai più nobili ideali di riscatto sociale”. Commenta il sindaco Adalberto Bordin: “Ricordare Guerrino Casanova è un modo per tenere viva la memoria di tante famiglie che hanno conosciuto l’emigrazione non come scelta, ma come necessità. In questa giornata ricordiamo il valore del lavoro e il suo prezzo, a volte altissimo. E allo stesso tempo, guardiamo al presente impegnandoci a garantire condizioni di lavoro sicure e dignitose deve essere una priorità, sempre. È un dovere verso chi ci ha preceduti e un impegno per chi verrà dopo di noi”.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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