Tra spaccio e degrado, una notte in via Piave a Mestre

Via Piave a Mestre

In questi anni in molte occasioni è balzata agli onori della cronaca la situazione di via Piave a Mestre, un’area condizionata dallo spaccio e dal degrado. 

Non si tratta di una strada lontana dal centro, perché la via si trova proprio davanti alla stazione ferroviaria di Venezia Mestre e a pochi minuti a piedi dalla centralissima piazza Ferretto

Via Piave

Qdpnews.it – Quotidiano del Piave ha voluto vedere da vicino come stanno le cose, passeggiando per via Piave in orario serale. 

Non si tratta affatto di una zona poco illuminata: non mancano le luci e le decorazioni natalizie oltre ai tanti negozi, bar, fast food e piccoli ristorantini etnici aperti fino a notte inoltrata. 

Per esempio, ci sono “Finlanka Food City“, un piccolo negozio di alimentari gestito da una coppia di fede buddhista originaria dello Sri Lanka, alcuni ristoranti cinesi, dei negozi di souvenir nei quali lavorano soprattutto cittadini originari del Bangladesh e altre attività commerciali. 

Presenti le forze dell’ordine, che perlustrano la zona costituendo un importante deterrente per chi vuole compiere azioni illecite. 

Eppure, appena la Polizia o i Carabinieri si allontanano, alcuni uomini, soprattutto giovani africani ma non solo, pongono in essere delle azioni inequivocabili. 

Si distribuiscono in vari punti della via, pronti a proporre della droga ai passanti che avvicinano senza farsi troppi problemi. 

Nessun cappuccio per coprire il volto, nel quale spiccano degli occhi spenti, come forse si sono spenti i sogni che queste persone avevano quando sono arrivate in Italia con la promessa di una vita “tutta in discesa”. 

Uno di loro si avvicina ad un ragazzo in sella a una bicicletta e, come se nulla fosse, gli mette un sacchettino dentro il cappuccio della giacca. 

Zona stazione

Un altro, un po’ alterato, litiga con un coetaneo e chissà quanti altri episodi simili sono capitati nelle ore successive. 

In passato ci si sono stati blitz e importanti controlli delle forze dell’ordine, ma il problema si è solo spostato in altre vie della città, per poi ritornare in via Piave quando le acque si sono calmate. 

Non lontano da lì, all’incrocio tra via Gaspare GozziCorso del Popolo e via Torino, ad una certa ora vediamo solo cittadini bengalesi. 

Persone miti e tranquille, che portano avanti le loro attività in un contesto che è lontano anni luce da quello che hanno lasciato in Bangladesh

Via Piave

A volte, in alcune zone di Mestre sembra di essere proprio a Dacca, perché l’abbigliamento delle persone (alcune donne sono completamente coperte), i cibi negli scaffali dei negozi e certe abitudini non hanno nulla a che vedere con la tradizione veneziana. 

Sono gli stessi immigrati a lamentarsi del degrado e dello spaccio, anche se molti di loro, italiani compresi, ormai si sono rassegnati. 

Certamente non deve essere facile per gli anziani, le donne e i giovani vivere in un contesto così poco edificante. 

Mestre, però, non può essere tacciata di poca inclusività: la città, infatti, ha avuto i primi ristoranti etnici del Veneto e vanta realtà, come il negozio Samarcanda di via Giuseppe Verdi, che sono dei veri e propri “ponti fra culture” per il loro impegno nel far conoscere gli oggetti e le tradizioni di tanti popoli del mondo. 

Rotonda Corso del Popolo

Il ristorante indiano Bombay Spice, per esempio, è una vera e propria istituzione a Mestre quando si parla di cucina etnica. 

Oltre ad essere apprezzato dagli italiani, è scelto da molti stranieri, soprattutto indiani, che hanno bisogno di respirare l’aria di casa dopo una visita alla città lagunare. 

Questa varietà di etnie potrebbe essere una fonte di arricchimento culturale per la città e per l’intera Regione ma, a causa dell’incapacità di gestire il fenomeno migratorio, tante persone si sono chiuse nei confronti del “diverso”. 

La situazione di via Piave e di altre aree della città, fenomeno che in parte si può trovare anche in alcuni quartieri degli altri Comuni veneti, soprattutto i capoluoghi di provincia, rappresenta inoltre un pessimo biglietto da visita per i turisti. 

Piazza Ferretto

Nulla di nuovo, a quanto pare, ma vederlo con i propri occhi fa male, perché si fa davvero fatica ad accettare una situazione di questo tipo.

Solo gli investimenti nell’educazione delle nuove generazioni, il superamento del mero assistenzialismo e una vera e propria “rivoluzione” nella gestione del fenomeno migratorio potranno, forse, cercare di fermare tutto questo degrado che fa male a Mestre, al Veneto e all’Italia intera.

Nella stessa sera, in una piazza Ferretto splendidamente addobbata per il periodo natalizio, la gente camminava serena tra bancarelle e vetrine scintillanti, come se la situazione nella vicina via Piave fosse lontana anni luce.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata). 
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