Verso un autunno difficile per le categorie deboli: inflazione Istat +5,5%, prezzi +9,6%

Sarà un autunno “caldo” per le categorie fragili, soprattutto per gli anziani. In Veneto l’inflazione Istat è incrementata del 5,5% su base annua (agosto 2022-agosto 2023), mentre i prezzi dei prodotti alimentari essenziali, tra i quali la pasta, il latte, la frutta e la verdura, registrano addirittura un +9,6% (sempre su base annua).

“Di fatto, il cibo è aumentato del doppio rispetto all’inflazione generale – sottolinea Cia Veneto –. Con un duplice effetto negativo: in primo luogo, le persone più deboli, su tutti i pensionati, sono costrette a scegliere se mangiare, pagare le bollette o curarsi. In seconda battuta, nonostante questi rincari, agli imprenditori agricoli rimane in tasca sempre meno”. Più precisamente, secondo l’ultimo report di Cia Veneto sul tema, un valore che oscilla tra il 10% e il 15% del prezzo applicato sugli scaffali dei supermercati.

“Si tratta di una cifra irrisoria, che, se va bene, permette di andare in pari – commenta il direttore di Cia Veneto, Maurizio Antonini –. Il resto della quota parte si perde lungo la filiera. Alla lunga, questi numeri, uniti ai rincari dell’energia e delle materie prime agricole, non sono sostenibili”. Un esempio su tutti risulta particolarmente significativo: l’anno scorso un litro di latte al consumo costava, in media, 1,42 euro; oggi 1,77 euro, per un incremento del 16,45%. A luglio del 2022 all’allevatore venivano riconosciuti 55 centesimi al litro; adesso, invece, 51,5 centesimi, per una riduzione del 6,36% di quello che, usando un eufemismo, si può definire “ricavo”.

“La legge del mercato al contrario – analizza lo stesso direttore –. Aumentano i prezzi finali dei generi alimentari, ma nel contempo scende il guadagno per gli agricoltori, sempre più in difficoltà”. E ancora: il pane e la pasta sono aumentati rispettivamente del 32% e del 39% in dodici mesi; tuttavia, nel 2022 il grano tenero veniva valutato, in media, fino a 42 euro al quintale. Oggi appena 25 euro al quintale. Il grano duro l’anno scorso veniva fino a 48 euro al quintale, in questo momento è quotato 35 euro al quintale”.

“Chiaro che non siamo in presenza di un equo guadagno. Occorre sfatare un tabù, molto comune nell’immaginario collettivo: prezzi finali più alti non significa, a cascata, guadagni maggiori per i produttori, anzi. Quel che è certo – aggiunge Antonini – è che, come al solito, a rimetterci saranno le categorie più fragili”.

Nello specifico, i pensionati: dal 1° luglio l’assegno minimo mensile è stato rivalutato a 599,82 euro per chi ha almeno 75 anni; 572,20 euro per coloro che hanno meno di 75 anni.

“Già ora tanti anziani non sono in grado di mettere insieme il pranzo con la cena – osserva Anp, associazione nazionale pensionati, Cia Veneto – E con l’arrivo della stagione invernale la situazione è destinata a peggiorare, dato che bisognerà mettere in conto pure le spese per il riscaldamento”.

“Dopo una vita di lavoro e sacrifici – conclude – dovranno decidere cosa tagliare. Alle Istituzioni chiediamo ancora una volta un supporto concreto, siamo chiamati a dar voce a chi non ne ha”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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