La tenuta, le cui prime notizie risalgono al Quattrocento, è situata in un territorio da secoli fulcro di vivaci scambi culturali e commerciali.
I residui della centuriazione romana testimoniano la millenaria vocazione agronomica della cosiddetta “sinistra Piave” i cui appezzamenti spesso rappresentavano il compenso per i servizi resi dai veterani delle legioni imperiali.
Lambita dalle vie Ungheresca e Tridentina, tappa obbligata per coloro che già in età paleoveneta erano diretti verso l’Europa centrale e orientale, Tezze deve il proprio nome ad antichi lemmi legati ai concetti di fienile, tettoia, barchessa o anche luogo per il ricovero e il cambio dei cavalli.
Tutti elementi che si ritrovano nell’antico “cortivo” della tenuta, caratteristico esempio di architettura agreste trevigiana di età medievale.
Varcato il portico d’ingresso del cortivo si entra nel cuore di un microcosmo nel quale la stalla, il pozzo, la cantina, i fienili e la colombaia rimandano alle attività agricole della tradizione veneta. “Tutti elementi tipici della campagna trevigiana di un tempo” racconta Amedeo Bonotto “che sopravvivono attorno alla corte di impianto cinquecentesco arricchita da una villa padronale di fine Settecento”.
Particolarmente suggestiva è la barchessa a due piani, un tempo deposito per i cereali e spazio per l’allevamento del baco da seta, oggi fulcro di attività agricole legate alla viticoltura e laboratorio per iniziative socioculturali.
“La storia di questo luogo” precisa Amedeo Bonotto “è intimamente legata alla storia dei Bonotto dalle Tezze, documentati in questo sito dal 1400 e da sempre dediti all’agricoltura e al commercio dei beni derivati”. “Il nostro obiettivo” afferma Amedeo Bonotto “è salvaguardare questi spazi e farli rivivere in chiave attuale. Una riprova è l’antico granaio, adibito per metà dell’anno a luogo di appassimento delle uve e per l’altra metà destinato a eventi culturali in collaborazione con le scuole e le associazioni locali. Un progetto nel quale la trasmissione dei valori gioca un ruolo determinante”.
Il paesaggio nel quale è incastonata la tenuta Bonotto racconta una storia secolare nella quale il lavoro dei contadini, dei monaci e dei moderni imprenditori agricoli ha plasmato una natura talvolta selvaggia e inospitale trasformandola in un luogo accogliente accarezzato dai venti prealpini e dalla brezza adriatica.
(Autore: Marcello Marzani)
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