Incentivo al posticipo del pensionamento (Bonus Giorgetti)

Il c.d. bonus Giorgetti, attivo da settembre 2025, consente ai lavoratori che raggiungono i requisiti per la pensione anticipata di ricevere direttamente in busta paga la quota di contributi a proprio carico sotto forma di incremento stipendiale esentasse. Il meccanismo aumenta la retribuzione mensile netta, pur comportando una riduzione del montante contributivo destinato alla pensione futura.

Da settembre debutta ufficialmente il cosiddetto bonus Giorgetti. La disposizione contenuta nell’art. 1, c. 161 della legge di Bilancio 2025 (L. 30.12.2024 n. 207) ha ampliato il campo di applicazione dell’incentivo (art. 1, c. 286, L. 197/2022) estendendolo anche a coloro che acquisiscono i requisiti per la pensione anticipata ordinaria e non solo ai lavoratori aventi diritto alla pensione anticipata flessibile. Si tratta di un sistema che trasforma la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore in un beneficio economico immediato.

Anziché essere trattenuti dalla retribuzione per alimentare il montante pensionistico, gli importi vengono corrisposti direttamente in busta paga. Il riconoscimento del bonus segue tempi differenziati per settori: il comparto privato beneficerà della misura a partire dal 1.09.2025, mentre per il settore pubblico l’attivazione è prevista dal 1.11.2025. La decorrenza effettiva del beneficio dipende da due fattori principali: il momento di maturazione dei requisiti pensionistici e la tempestività nella presentazione della domanda.

L’ambito soggettivo di applicazione include tutti i lavoratori dipendenti iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria e alle forme sostitutive o esclusive. I requisiti di accesso sono duplici: maturazione dei parametri per la pensione anticipata ordinaria entro il 31.12.2025 oppure raggiungimento dei criteri previsti da Quota 103. Il sistema mantiene però alcune esclusioni, principalmente per chi ha raggiunto l’età pensionabile o percepisce già trattamenti pensionistici (Circ. Inps 16.06.2025 n. 102).

L’effetto pratico del bonus si traduce in un incremento netto della retribuzione mensile allo scopo di aumentare il potere d’acquisto e, al contempo, mantenere parzialmente l’accantonamento previdenziale attraverso la continuazione del versamento della quota datoriale. Tuttavia, è importante considerare che la riduzione del montante contributivo individuale può influenzare l’importo della futura pensione. La valutazione della convenienza del bonus richiede infatti un’analisi personalizzata influenzata dall’orizzonte temporale di permanenza nel mondo del lavoro: permanenze brevi tendono a massimizzare il beneficio netto, mentre prolungamenti estesi possono ridurre l’attrattività della misura a causa dell’impatto cumulativo sulla pensione futura.

I vantaggi economici del bonus possono essere sostanziosi.

Si stima che per un reddito lordo annuo di 40.000 euro, l’incremento netto mensile supera i 575 euro, traducendosi in circa 3.300 euro aggiuntivi all’anno. Le proiezioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio indicano che in alcuni casi l’incremento può raggiungere i 6.900 euro annui. Il beneficio tende a ridursi progressivamente con l’avvicinarsi dell’età pensionabile. Il lavoratore che intende avvalersi dell’incentivo al posticipo del pensionamento deve darne comunicazione all’Inps, che provvede alla verifica dei requisiti di spettanza. Il posticipo può essere richiesto una sola volta nell’arco della carriera lavorativa e rimane attivo fino al raggiungimento del requisito anagrafico per il diritto alla pensione di vecchiaia o al conseguimento di una pensione diretta, a eccezione dell’assegno ordinario di invalidità.

La possibilità di revoca è limitata a un’unica volta nel corso della vita lavorativa. Nelle ipotesi di variazione del datore di lavoro, la scelta di avvalersi dell’incentivo viene automaticamente applicata dall’Inps anche sul nuovo rapporto di lavoro. L’accesso all’incentivo richiede una procedura telematica attraverso i canali ufficiali Inps.

La richiesta deve essere inoltrata utilizzando le credenziali digitali (Spid, Cie o Cns) tramite la piattaforma online dell’ente previdenziale. Per chi preferisce il supporto di intermediari, è possibile rivolgersi ai patronati. Il processo prevede una fase istruttoria di 30 giorni durante la quale l’Istituto previdenziale verifica la posizione contributiva del richiedente. L’esito viene comunicato sia al lavoratore che al datore di lavoro. Le quote di retribuzione derivanti dall’esercizio della facoltà di rinuncia non concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente imponibile ai fini fiscali (art. 51, c. 2, lett. i-bis Tuir).

(Autore: Mario Cassaro – Sistema Ratio)
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