Antenna 5G in centro al paese: via libera dal Tar. Canal: “Presenteremo ricorso al Consiglio di Stato”

Foto di repertorio

Il Tar ha pronunciato il suo “sì” all’installazione dell’antenna 5G nel centro di Refrontolo, paese sulle colline decretate Patrimonio Unesco che, da mesi, sta affrontando la questione.

Tutto è iniziato nei mesi scorsi, quando un consiglio comunale è stato indetto per presentare e approvare la mozione del gruppo consiliare “Per Refrontolo” (che coincide con l’amministrazione), per esprimere la propria contrarietà di fronte all’installazione di un’antenna in un terreno privato.

Il terreno privato in questione è il campo sportivo parrocchiale, situato dietro la chiesa di Santa Margherita, in via Liberazione.

Durante il consiglio comunale, l’amministrazione aveva ribadito il proprio “no” all’installazione (“no” sostenuto dai cittadini presenti alla seduta) e presentato una proposta alternativa, ovvero l’installazione dell’antenna sul campanile: “Se proprio l’antenna deve essere installata, almeno lo sia in una un’opzione giudicata meno critica e meno impattante da un punto visivo-paesaggistico”, era stato dichiarato in quella sede.

Erano quindi seguiti vari incontri (che avevano coinvolto il Comune di Refrontolo), tra cui uno coordinato dalla Provincia con i rappresentanti del Ministero e gli operatori telefonici, oltre a un altro con l’azienda di telefonia coinvolta, per trovare una soluzione che fosse condivisa, poi da presentare alla Soprintendenza.

Ma, stando alla sentenza del Tar, il progetto per l’antenna 5G nel campo sportivo parrocchiale può procedere.

Le motivazioni del Tar

Nell’ampio documento della sentenza del Tar sono contenute le motivazioni che hanno condotto a questo esito, con la ricostruzione di tutta la vicenda, a partire da quel 14 febbraio scorso in cui la società di telefonia ha presentato al Comune un’istanza di autorizzazione, per la realizzazione di questa nuova infrastruttura.

Come è stato ricordato, si tratta di un progetto “finanziato dal Pnrr, nell’ambito del Piano Italia 5G, con individuazione puntuale dei siti da coprire (‘aree bianche’)”.

Nonostante la Diocesi di Vittorio Veneto abbia espresso (lo scorso 26 marzo) parere negativo alla realizzazione dell’impianto, “sulla scorta della mozione del consiglio comunale, contraria all’opera in esame, dell’opposizione dei parrocchiani e dell’impatto negativo sul paesaggio delle colline del Prosecco”, il Tar ha chiarito che “la Diocesi non è un’amministrazione pubblica preposta alla tutela dei beni culturali o paesaggistici”.

Di conseguenza, secondo il Tar, “il suo parere, motivato da considerazioni non giuridiche, non era né previsto né dovuto, in quanto non risultano, sull’area oggetto dell’intervento, beni ecclesiastici qualificabili come ‘culturali'”.

Inoltre, “l’area è effettivamente soggetta al solo vincolo paesaggistico, già dichiarato e considerato nel progetto” e non ci sarebbe alcun vincolo culturale “tale da esigere verifiche di sorta da parte del Ministero o della Diocesi”.

Allo stesso tempo il Tar ha considerato illegittimo il provvedimento di diniego del Comune, risalente al 30 aprile scorso, perché ritenuto “frutto di considerazioni di opportunità politica”, avute in relazione “alle pressioni della cittadinanza e alla mozione del consiglio comunale, contraria alla realizzazione dell’impianto”.

Nella sentenza si legge inoltre che l’amministrazione comunale si sarebbe “limitata ad affermazioni generiche sulla visibilità dell’impianto, senza un effettivo bilanciamento con l’interesse pubblico alla realizzazione delle infrastrutture Pnrr” e che “il provvedimento impugnato, nella parte in cui valorizza l’incompatibilità dell’intervento con il Piano comunale per la telefonia mobile”, “è illegittimo, in quanto trattasi di un intervento finanziato con fondi Pnrr e localizzato in un’area bianca“.

Oltre a ciò, il Tar ha ritenuto che “la disponibilità dell’area risultava comprovata ex tabulas dal contratto di locazione stipulato con la parrocchia proprietaria dell’area”.

Il punto dell’amministrazione comunale

Nonostante la sentenza del Tar, l’amministrazione comunale di Refrontolo ha manifestato l’intenzione di non fermarsi qui, ma di dare battaglia.

Lo si evince dalle parole pronunciate dal sindaco Mauro Canal: “Abbiamo ricevuto la sentenza del Tar, dove si evince che l’antenna 5G si può installare nel campo sportivo – la sua premessa – Con il ‘politicamente corretto’ si direbbe che le sentenze vanno rispettate, punto”.

“Ma è altrettanto vero che le sentenze possono essere soggette a critica. E quella che oggi mi sento di esprimere è particolarmente severa, perché, in sintesi, quello che appare evidente è che, siccome il progetto è finanziato con fondi Pnrr, deve essere realizzato, a discapito della tutela del territorio e, soprattutto, calpestando la volontà dei cittadini – ha affermato, senza mezzi termini, Canal -. È bene precisare che non è mai pervenuta in municipio alcuna segnalazione sulla carenza di segnale nelle aree centrali. Il paradosso è che l’installazione dell’antenna non è voluta da nessuno: né dai cittadini, né dall’amministrazione comunale, né tantomeno dalla Curia. A ciò si aggiunge il fatto che nessuno ha mai manifestato l’esigenza di un simile potenziamento“.

“Nonostante questo, l’opera verrà realizzata unicamente per onorare contratti economici che sembrano sovrastare persino le più elementari regole del buon senso. Sorge spontanea una domanda, forse banale, ma inevitabile: a che scopo viene richiesta l’autorizzazione comunale, se poi di fatto si nega all’amministrazione il potere di decidere ciò che avviene sul proprio territorio? Tanto varrebbe, almeno, evitare questa farsa” ha aggiunto.

Detto ciò, il primo cittadino ha ribadito l’intenzione di non lasciar correre la questione: “Faremo di tutto, e di più, per evitare che venga fatto uno scempio in un territorio che ci vantiamo essere uno dei più belli, motivo per cui ha ottenuto il titolo di Patrimonio Unesco” ha precisato.

“Quello che non è comprensibile per le persone, me compreso, è perché, quando un cittadino vuole realizzare una banale legnaia, non di rado, la pratica non supera il vaglio della Sovrintendenza mentre, in questo caso, la stessa non si sia degnata di una parola in merito all’installazione di un pilone di 34 metri in centro al paese. In questa battaglia il Comune e la popolazione sono stati lasciati soli, trascurati anche da quegli enti che avrebbero potuto e dovuto dire qualcosa – ha concluso -. Presenteremo ricorso al Consiglio di Stato, confidando che stavolta l’esame dei giudici si concentri sulla sostanza della questione, superando un’interpretazione di una norma che di fatto privilegia la celerità a discapito di una valutazione più ponderata”.

Canal non ha escluso in futuro un nuovo incontro con la cittadinanza.

Nel frattempo, attualmente monsignor Luigino Zago (parroco di Refrontolo e Pieve di Soligo) non ha rilasciato dichiarazioni, non “avendo ancora ricevuto alcuna comunicazione formale”.

(Autore: Arianna Ceschin)
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