Conegliano, con il nuovo racconto “Papà va in montagna” Mario Zangrando si aggiudica una borsa di studio per la scuola Belleville

Il racconto inedito “Papà va in montagna” del coneglianese Mario Zangrando è stato premiato dalla scuola di scrittura Belleville con una borsa di studio per il corso “Scrivere di notte”, tenuto dallo scrittore e blogger Federico Baccomo, alias Duchesne.

Il nuovo riconoscimento per lo scrittore coneglianese è arrivato a pochi giorni dalla consegna, avvenuta lo scorso 25 settembre, del premio Caterina Percoto, vinto nel dicembre del 2020 ma rimasto in stallo per molti mesi a causa delle limitazioni legate alla pandemia (vedi articolo).

Questo nuovo premio non rappresenta solo un riconoscimento per le sue qualità di scrittore, ma apre nuove possibilità: la borsa di studio darà infatti al coneglianese la possibilità di partecipare al corso “Scrivere di notte”, incentrato sull’insegnamento delle tecniche di narrazione e sulla stesura di un nuovo testo narrativo che verrà poi presentato a editori e agenti letterari in un incontro organizzato dalla scuola stessa.

“La borsa per quel corso specifico era una sola quindi c’è stata una discreta lotta per ottenerla – spiega Zangrando – Io ho presentato il racconto “Papà va in montagna” che da voce al ragazzo che sono stato, attraverso quegli occhi parlo delle passioni di mio padre”.

Uno sguardo interiore che va a indagare la psicologia umana, modulando malinconia, affetto e humor, perché, come spiega lo scrittore, “nella vita ci sono tanti argomenti da cui trarre ispirazione e io sono particolarmente attirato da quello che passa per la testa delle persone, dalla linearità di alcuni pensieri che fuori possono apparire assurdi”.

“Come si muore da queste parti”, il precedente racconto di Zangrando vincitore del premio Percoto, giocava con lo humor nero per raccontare un tema di grande attualità: i sentimenti complessi che ruotano attorno alla partecipazione a un funerale.

“Era la storia di un frequentatore seriale di funerali stufo della vita – spiega – che ad un certo punto trova soddisfazione nel declamare elogi funebri commoventi di persone che nemmeno conosce. La storia mi era stata ispirata dalla negazione, che tutti abbiamo vissuto durante la pandemia, di poter partecipare a un funerale, cioè all’estremo saluto a una persona cara”.

“Nei miei racconti mi piace trattare certi sentimenti, caricarli fino ad arrivare ad un punto di rottura e poi ribaltare la situazione stemperandoli”, spiega Zangrando, che conclude delineando quegli esempi che hanno formato le sue aspirazioni da scrittore: Francesco Piccolo, Raymond Carver e soprattutto l’influente scrittore e saggista americano David Foster Wallace.

(Foto: Mario Zangrando).
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