E la risposta del sindaco di Crocetta del Montello, Marianella Tormena, non è tardata ad arrivare: tema spinoso quello di questi ultimi giorni, sollevato dalla minoranza di Cornuda.
A tenere banco nelle giornate scorse è stata l’idea di una fusione tra i Comuni di Crocetta e Cornuda (qui l’articolo).
Non un’idea strampalata, numeri alla mano: in tutta Italia, fino al 2018, sono stati portati a compimento 102 progetti di fusione, di cui 5 in Veneto.
Una maniera per accorpare funzioni, avere più fondi regionali, forse snellire anche la macchina burocratica ma che prevederebbe un unico municipio, un unico sindaco, una sola amministrazione politica.
La notizia, giunta a Crocetta in maniera improvvisa, ha destato più di qualche malumore. Immediata la posizione della Tormena, a nome di tutta la giunta in carica: “Premetto che il mondo cambia e di conseguenza anche le scelte di questo tipo potrebbero mutare. Ricordo però che, allo stato attuale, io rappresento i cittadini di Crocetta e quindi, per portare avanti queste ipotesi, occorre dimostrare conti alla mano che loro non subiscano disservizi ma che ne possano trarre solo benefici, anche da un punto di vista economico“.
“Questo territorio – precisa – contribuisce significativamente alle casse dello Stato quindi prima di togliere rappresentanza ai cittadini io insisterei sul procedere ad eliminare tutte le forme di spreco esistenti in altri ambiti ben più distanti da loro. Non si deve assolutamente pensare che due Comuni, con criticità in termini di personale, fondendosi ne creino uno privo di criticità in grado di servire il doppio dei cittadini: semplicemente spalmerà il disservizio su un territorio più ampio”.
Chiarissima la posizione di Tormena, molto dubbiosa sulla proposta cornudese. Spiragli di maggior disponibilità invece da parte della consigliera di minoranza Alessandra Menon, in rappresentanza di “Progetto 2019-2024”: “Si tratta di un progetto molto importante e per questo dovrebbe essere valutato bene, a fondo, analizzando tutti i punti critici mettendo sempre al primo posto i cittadini. – spiega – Noi siamo semplici amministratori della cosa pubblica, rimaniamo in carica 5 anni mentre una scelta simile avrebbe un impatto su lungo periodo”.
“Al primo posto però deve esserci la condivisione con i cittadini attraverso incontri e dibattiti, con l’unico obiettivo di dare informazioni chiare e complete. – conclude – E’ un’abitudine ormai andata perduta ma dall’importanza vitale: questo tema potrebbe essere una maniera per riportare le persone al primo posto. Come gruppo siamo aperti al dialogo e alla valutazione: l’analisi deve essere a beneficio del territorio e dei cittadini. Non ci schieriamo ma ribadiamo sia una possibilità da portare sul territorio, dopo un attento studio”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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