Donne celebri: un itinerario alla riscoperta delle figure femminili che animarono il territorio

Il ritratto e gli abiti di scena di Toti Dal Monte conservati in municipio a Pieve di Soligo
Il ritratto e gli abiti di scena di Toti Dal Monte conservati in municipio a Pieve di Soligo

Un itinerario per riscoprire le storie di quelle donne che, grazie alla propria arte e scrittura oppure con l’attività filantropica, vissero e animarono il territorio di Pieve di Soligo: è questo l’obiettivo alla base dell’itinerario proposto ieri, sabato 15 giugno, con partenza dal Fondaco del Gusto, che ha toccato vari punti della città, tra cui il municipio, la biblioteca comunale, palazzo Balbi Valier e il Duomo.

L’appuntamento era l’ultimo di un quartetto inserito all’interno del programma “La Pieve che non ti aspetti”, una serie di visite guidate iniziate a marzo, che ha visto in primis la collaborazione tra il Comune e l’associazione Guide di Marca, oltre al patrocinio della Regione Veneto, il supporto del Parco Letterario Andrea Zanzotto, di realtà come il Consorzio Pro Loco Quartier del Piave, la Primavera del Conegliano Valdobbiadene Prosecco, l’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.

Una delle tappe dell’itinerario

Un incontro (su prenotazione) molto partecipato, condotto dalla guida Valentina Grespan, la quale ha saputo narrare le vicende di donne (non necessariamente nate a Pieve di Soligo) che si intrecciarono ai vari angoli rappresentativi della città.

Il tutto accompagnato dalla lettura di poesie, brani di biografie e scritti a cura del gruppo “Gli Spaginati”.

Alla scoperta delle donne di Pieve di Soligo

A inaugurare questo appuntamento itinerante è stata la figura di Toti Dal Monte (Antonietta Meneghel, 1893-1975) talentuosa soprano e attrice originaria di Mogliano Veneto, della quale la sede municipale conserva alcuni abiti di scena, spartiti musicali e ritratti.

I nonni paterni erano proprietari della Trattoria Stella d’oro proprio Pieve di Soligo: assieme a loro Toti trascorreva tutte le sue estati. Grazie al padre, maestro nonchè direttore della banda e del coro di Mogliano, potè seguire la propria vena artistica, studiando al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia.

Gli spartiti di Toti Dal Monte

Apprezzata da Arturo Toscanini, quest’ultimo la convinse a cambiare il suo nome, optando per un nome d’arte: fu così che da Antonietta Meneghel divenne Toti Dal Monte, ovvero il diminutivo del suo nome di battesimo abbinato al cognome della nonna materna.

Sempre in municipio è conservato il riferimento a un’altra grande donna di Pieve di Soligo: si tratta dell’opera “Medusa Pontinia”, realizzata nel 1935 dalla scultrice Marta Sammartini (1900-1954), una delle poche donne che si dedicarono alla scultura tra le due Guerre mondiali.

La “Medusa Pontinia” di Marta Sammartini

Nata a Belluno, il padre apparteneva alla famiglia Balbi Valier di Pieve di Soligo.

Una città che Marta Sammartini visse e dove stabilì il proprio studio. Da ricordare come lo stesso Duomo cittadino racchiude alcuni suoi affreschi (iniziati nel 1935), dal chiaro richiamo rinascimentale, e una statua della Madonna col Bambino da lei realizzata nel 1924, collocata su un altare seicentesco veneziano.

La Madonna col bambino in Duomo a Pieve di Soligo

Il tema religioso era di fatto al centro del suo lavoro artistico, essendo una persona molto devota, tanto che decise, nell’ultima fase della propria vita, di entrare a far parte del terzo Ordine francescano.

Pieve di Soligo entrò a far parte anche della vicenda personale della scrittrice Emilia Salvioni (1895-1968): era la nipote (per parte materna) di Antonio Schiratti, noto farmacista divenuto anche sindaco della città. In una delle sue raccolte è racchiusa la descrizione del profilo del nonno.

Figlia di un professore di Statistica a Bologna, rimase orfana di madre a soli 2 anni. La casa della famiglia Salvioni è situata tra Pieve di Soligo e la frazione di Barbisano: venne fatta decorare esternamente dal pittore Giovanni Zanzotto (il padre del famoso poeta Andrea Zanzotto).

Emilia Salvioni fu autrice di ben 21 romanzi per adulti e altri 14 per ragazzi, illustrati dalla stessa Sammartini.

Fu grazie a Maddalena Battistella Moccia, invece, che la biblioteca comunale (che reca il suo doppio cognome) ora sorge in quello che era la residenza di famiglia (dei genitori Giacomo Battistella e Maria Dalla Bortola): per volontà testamentaria di Maddalena, lo stabile assunse tale finalità e, grazie a un suo lascito, fu possibile realizzare la parte adibita ad auditorium e creare una casa parrocchiale in montagna.

All’interno della biblioteca si può ammirare una scultura, realizzata dalla stessa Marta Sammartini nel 1938, che la ritrae: si narra che il generale Moccia, suo futuro marito, si innamorò di questa stessa scultura e l’acquistò, per poi cercare la donna ritratta (Maddalena Battistella), destinata a diventare sua moglie.

La statua che raffigura Maddalena Battistella Moccia, collocata all’ingresso della biblioteca

Ma questi non furono gli unici nomi femminili noti di Pieve di Soligo: da ricordare anche Elisabetta Careni, la cui famiglia, originaria del Bergamasco, si trasferì a Pieve di Soligo già nel Settecento. Il suo cognome risuona nel nome del teatro cittadino.

Non è mancato neppure un riferimento alla figura di Marta Gradenigo, sposata con il nobile Giulio Balbi Valier, la quale, prima con la creazione di un orfanotrofio femminile e in seguito con un collegio per sole donne (quest’ultimo chiuso nel 1915), diede la possibilità a molte di imparare l’arte del cucito e, di conseguenza, di apprendere un lavoro.

Non avendo la coppia avuto figli, il patrimonio della coppiaandò ai Sammartini: segno di quanto le vite di questi personaggi illustri arrivavano di fatto a intrecciarsi tra loro.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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