Pieve di Soligo, una vita salva grazie a Manuel e alle sue cellule staminali: “Era quello che mi sentivo di fare”

C’è un tratto distintivo che accomuna generalmente le persone che per qualche merito si distinguono dalle altre per le loro azioni, ed è quella caratteristica di dire e ripetere di non aver fatto in realtà nulla di speciale. Ma la storia di Manuel Moschetta (nella foto), 26enne di Pieve di Soligo è effettivamente speciale: saputa la sua compatibilità con un paziente tedesco gravemente malato non ha esitato a sottoporsi alla donazione delle sue cellule staminali.

E’ il 2014 quando Manuel decide di iscriversi al Registro italiano donatori di midollo osseo. “All’epoca avevo sentito la notizia di una bambina malata della zona che ne aveva bisogno – racconta – così di persona sono andato al centro trasfusionale di Conegliano, comunicando la mia volontà di diventare un donatore”.

Con un prelievo del sangue, Manuel è a tutti gli effetti un potenziale donatore di midollo osseo che ha appena compiuto il suo primo passo verso l’effettiva donazione: con la tipizzazione del suo sangue sono stati estratti tutti i dati genetici, vale a dire quelle informazioni indispensabili per verificare la compatibilità con i pazienti. Informazioni, che una volta inserite all’interno del registro nazionale italiano vengono poi messe a disposizione con tutti i registri internazionali.

“Da allora non avevo più saputo nulla. A febbraio di quest’anno un giorno ho ricevuto una telefonata e sono davvero caduto dalle nuvole: mi comunicavano di essere un possibile donatore per un paziente tedesco – spiega Manuel – A quel punto ho fatto ulteriori analisi e verso l’inizio di maggio è stata confermata la mia compatibilità al 100 percento. Mi hanno chiesto la disponibilità e ho accettato”.

“Sono andato una prima volta all’ospedale di Verona per ulteriori analisi ed esami, fatti soprattutto per accertare il mio livello di salute fisica – continua – a giugno, sono poi ritornato una seconda volta, per un appuntamento con i dottori. Ho firmato la pratica e ho iniziato l’iter delle punture prima della donazione vera e propria”.

La modalità più utilizzata negli ultimi anni infatti è quella della donazione di cellule staminali da sangue periferico, con una procedura effettuata in day hospital: al donatore, nei cinque giorni precedenti all’appuntamento, viene somministrato un farmaco che serve a promuovere la crescita di cellule staminali nel midollo osseo e a favorire il passaggio al sangue circolante.

Pieve Manuel Moschetta 1
“La donazione vera e propria è durata quasi sei ore e mezza: il mio sangue è stato prelevato da un braccio, è passato all’interno di una macchina che estrae le cellule staminali dal sangue, che viene poi re infuso nell’altro braccio – racconta – Ogni dodici cicli ricevevo una flebo di calcio ma non ho avuto nessun disturbo, infatti nel giro di un’ora, una volta finito il tutto, sono ritornato a casa”.

Il suo gesto, come quello degli altri donatori, è stato volontario e frutto della sua generosità. A promuovere la donazione solidale di cellule staminali emopoietiche del midollo osseo da oltre vent’anni c’è l’associazione Admor – Adoces, che ha oltre 15 mila soci donatori: Manuel è uno di questi.

Chiunque infatti tra un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, purché sano e con un peso corporeo superiore ai 50 chilogrammi, può diventare donatore di cellule staminali da midollo osseo o da sangue periferico.

L’iscrizione, come nel caso di Manuel, può essere fatta recandosi direttamente al Centro trasfusionale, dove si inizia la procedura; nello specifico per i giovani della Sinistra Piave i giorni disponibili all’ospedale di Conegliano e Vittorio Veneto sono il lunedì, il martedì e il mercoledì, dalle ore 8 alle ore 9.30.

Altrettanto preziosa per i trapianti di midollo osseo è la donazione del sangue cordonale, effettuata anche in questo caso presso i punti nascita di Conegliano e Vittorio Veneto: effettuata dopo il parto, la donazione non comporta nessun rischio per il neonato e la mamma.

“Tra le prime domande che la gente mi fa quando viene a conoscenza della mia esperienza è se ho provato del dolore – conclude Manuel – ma su questo posso dire davvero di no. Io ho fatto quello che mi sentivo di fare. Trovare una persona compatibile è davvero una cosa rara, io mi auguro che la persona che ha ricevuto le mie cellule ora possa stare bene”.

(Fonte: Giada Fornasier © Qdpnews.it).
(Foto per gentile concessione di Manuel).
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