Tra Triumph Dolomite Sprint e Ciao: in visita alla collezione di Roberto Zaffalon a Pieve di Soligo

La curiosità, la passione, la gioia di condividere e la possibilità, anche solo per qualche istante, di tornare bambini: oltre ad auto e motorini d’epoca, cimeli e curiosità, c’è anche tutto questo nella collezione di Roberto Zaffalon (nella foto),  classe 1961 di Pieve di Soligo, vero amante di tutto ciò che ruota attorno al mondo dei motori.

La prediletta della sua collezione è la Triumph Dolomite Sprint, prodotta dalla casa inglese Triumph tra l’ottobre 1972 e l’agosto 1980: “Sono arrivato ad averne tredici, ora però ne ho solo sei o sette – racconta Zaffalon – La macchina mi è sempre piaciuta perché è aggressiva, ma al contempo ha una linea elegante e può andare in strada come in pista”.

Il sentimento per questo modello proviene però anche da una vicenda estremamente personale: “La passione è nata dall’amicizia che ho avuto con due cari amici, che purtroppo sono morti: Daniele Emanuele, collaudatore di Virgilio Conrero scomparso a causa della Sla, e Fernando Rossetto, un medico di Maserada vittima di un incidente mortale qualche anno fa, mentre correva la Vittorio Veneto – Cansiglio. E’ per loro che sono legato in maniera particolare a questa macchina. Nella mia collezione c’è una Dolomite Sprint colore blu Tahiti che Fernando mi ha portato prima di morire. Poi la macchina era andata in disuso, l’ho scambiata varie volte ma è sempre tornata qua. L’ho persino prestata e me l’hanno distrutta, ma poi l’ho rifatta tale e quale”.

Non a caso, Roberto Zaffalon è presidente del “Triumph Club Dolomite Sprint Italia”, essendo uno dei massimi esperti in Italia di questo particolare modello.

Non solo Triumph e non solo Dolomite Sprint però: nel “sancta sanctorum” della sua collezione, la sala dove a rotazione vengono esposti i modelli preferiti e tutti i cimeli raccolti in una vita, Zaffalon custodisce anche una Triumph Tr 4 Irs bianca del 1965 e una Tr 7 del 1980 grigia. Oltre a questo, anche altre marche e altri modelli, come Alfa Romeo e Fiat, tra le quali un primo modello di Fiat Ritmo a tre porte. “Di queste ce ne sono non più di cinque in Italia”, rivela con soddisfazione Zaffalon, mentre il totale delle auto è di venti, ma, come spiega lui stesso, “in passato sono arrivato anche a trentaquattro”. A corredo della collezione anche un furgoncino Leylanda Sherpa.

Alla passione per le quattro ruote si unisce anche quella per il Ciao, tra i motorini più amati e conosciuti del Paese per semplicità ed essenzialità, prodotto dalla Piaggio per ben 39 anni, dal 1967 fino al 2006, un vera icona del disegn italiano. “Nella mia collezione sono presenti tutti i sei modelli di Ciao prodotti dall’inizio alla fine”, sottolinea Zaffalon, che ricopre anche la carica di segretario del Ciao Club Italia.

Che si tratti di auto o motorini, sono tante le persone che negli anni hanno potuto trovare nel collezionista pievigino un amico con cui condividere una passione sincera, anche al di là delle attività del club e dei tanti raduni che vengono organizzati. “Spesso vengono a farmi visita e a vedere le mia collezione – fa sapere Zaffalon – Ho anche una soffitta piena di pezzi di ricambio, anche se si sta assottigliando. Quando vengono a cercare dei ricambi non so mai quanto chiedere e così finisco per cederli gratuitamente”.

Inoltre, negli anni Roberto Zaffalon è comparso in moltissimi articoli pubblicati dalle riviste di settore, di volta in volta come appassionato oppure come possessore di un modello anziché di un altro.

Ripercorrendo il passato, la prima macchina da collezione è stata una Fiat 600. “L’ho comprata perché mi ricordava un viaggio in auto fatto con i miei cugini”, ma la passione risale a molto tempo prima: “Quando i miei genitori mi regalarono una automobilina a pedali feci subito un incidente appena la usai per la prima volta. Sono arrivato a casa e ho detto a mia mamma ‘ho rotto un fanale, ho fatto un incidente’. Del resto con le auto sono sempre stato molto spavaldo”, ricorda con un sorriso Roberto Zaffalon.

“Da piccolo trascorrevo ore all’interno della Fiat Giardinetta Legno di mio padre e quando mi cercavano mi trovavano sempre lì, in mezzo a quei sedili. Poi è nata la passione per la Triumph. Scegliendo una macchina uno non pensa di scegliere uno stile di vita che possa cambiarlo così tanto, ma invece è stato proprio così: la Dolomite Sprint mi ha cambiato la vita”.

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(Fonte: Edoardo Munari © Qdpnews.it).
(Intervista video a cura di Edoardo Munari © Qdpnews.it).
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