Susegana, un arcobaleno mattutino saluta i pendolari: la spiegazione del fenomeno tra leggende, curiosità e scienza


Forse qualcuno tra Ponte della Priula e il centro di Susegana avrà sorriso questa mattina quando, recandosi al lavoro, ha notato un arcobaleno abbracciare la strada statale 13.

È un fenomeno al quale siamo abituati fin da bambini ma nonostante ciò un fugace sguardo di ammirazione ci scappa sempre e c’è subito chi pensa al pentolone pieno d’oro che gli spetterebbe se trovasse la famosa fine dell’arcobaleno, chi vede un ponte dove corrono i nostri amici pelosi che ci hanno lasciati.

La leggenda narra che quando per 40 anni non si vede un arcobaleno, la fine del mondo è vicina e secondo diverse tradizioni quando tra i suoi colori prevale il rosso, è prevista un’annata buona per il vino.

Se prevale il giallo, sarà un buon anno per il frumento e se invece prevale il verde, allora sarà l’olio a beneficiarne, ma attenzione, se un bambino passa sotto l’arcobaleno cambierà sesso.

Al di là delle varie leggende, l’arcobaleno ha un’origine certamente meno romantica, e anzi si forma in determinate condizioni studiate a lungo già nei tempi antichi.

L’arcobaleno in sostanza si riduce a un mero fenomeno ottico che si costituisce da tanti minuscoli prismi (ovvero gocce d’acqua) che creano uno spettro quasi continuo di luce nel cielo esattamente nel punto in cui la luce del Sole attraversa le gocce d’acqua sospese dopo o durante un temporale, o nelle vicinanze di una cascata o una fontana.

Questo spiega definitivamente come l’arcobaleno non sia qualcosa di concreto che abbia esistenza effettiva in una particolare posizione del cielo. Si tratta solo di un fenomeno ottico, la cui posizione apparente dipende dal punto in cui si trova l’osservatore e dalla posizione del Sole. Tutte le gocce di pioggia rifrangono la luce solare nello stesso modo, ma solo la luce di alcune di esse raggiunge l’occhio dell’osservatore. Questa luce è quella che costituisce l’arcobaleno per quel determinato osservatore.

Più precisamente si parla di un fenomeno otticoatmosferico che si può vedere al suo meglio quando metà del cielo è ancora scuro per le nuvole cariche di pioggia e l’osservatore si trova in un punto dove il cielo è terso.

L’interno di un arcobaleno è sempre leggermente più luminoso dell’esterno e si riconosce da un arco multicolore, rosso all’esterno e viola all’interno, senza separazioni nette tra un colore e l’altro e la suddivisione tradizionale è rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto.

È curioso sapere che la posizione di un arcobaleno nel cielo è sempre dalla parte opposta rispetto al Sole e che quando ne vediamo due vicini il secondo appare più attenuato e con i colori invertiti, perché ad ogni riflessione la luce perde energia e quindi intensità.

Molto più rari gli arcobaleni tripli, quadrupli, e altro che necessitano di posizioni “geometriche” più “estreme” e sono naturalmente ancora più attenuati ma non solo: sono in pochi ad aver avuto la fortuna di vederli, ma ci sono anche gli arcobaleni “rovesciati”, come a formare un sorriso, dei quali si è parlato qui.

Sembra impossibile, ma esistono pure arcobaleni notturni, che si possono osservare nelle notte di forte luce lunare ma data la scarsa percezione umana dei colori in condizioni di poca luminosità, sono percepiti come bianchi.

L’arcobaleno ha avuto un posto nelle leggende a causa della sua bellezza e alla difficoltà nello spiegare il fenomeno, anche dopo gli studi antichi e prima che Galileo studiasse le proprietà della luce: per esempio nella Bibbia, nella Genesi, l’arcobaleno è un segno del Patto tra Dio e l’umanità: dopo che Noè sopravvisse al diluvio universale Dio inviò un arcobaleno per promettere che non avrebbe mai più inondato la terra.

E nel pomeriggio anche un segmento di arcobaleno è stato ben visibile anche sopra Pieve di Soligo.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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