A Santa Bona i detenuti potranno imparare a saldare da professionisti: avviato il progetto “Oltre le sbarre”

Aula della casa circondariale
Aula della casa circondariale

Alcuni studi hanno dimostrato che l’occupazione di un ex detenuto determina una minore propensione a delinquere di nuovo: il lavoro, quindi, diventa lo strumento attraverso il quale un detenuto può pensare al proprio futuro, con una graduale reintroduzione nella società al netto dello stigma che il carcere inevitabilmente comporta.

Questa considerazione è il mantra di una sinergia che continua a operare nella Provincia di Treviso da circa trent’anni e che sta per raggiungere un nuovo obiettivo. Alla Casa circondariale Santa Bona di Treviso venerdì sono state presentate due nuove opportunità per le persone confinate nella struttura, che hanno potuto fare domanda per frequentare un corso di alfabetizzazione informatica e un corso di saldatura.

Attualmente la struttura penitenziaria conta 209 persone, metà italiani e metà stranieri. Le richieste di partecipazione ai corsi, organizzati da Fondazione Opera Monte Grappa e dalla Caritas, sono state molte, tanto che è stato necessario procedere con una selezione: tra i parametri per la scelta dei quattordici corsisti (che vanno dai 23 ai 50 anni, sette per corso), oltre all’eventuale carico familiare del detenuto, c’è il tempo della pena, proprio perché questa proposta vuole andare incontro anche alle necessità del mondo del lavoro. La figura del saldatore, che richiede una specializzazione non scontata, è particolarmente ricercata dalle aziende.

Come avevamo già visto in un approfondimento del 2019, la cooperativa “Alternativa ambiente”, che già da trent’anni opera all’interno della casa circondariale di Santa Bona, rappresentata alla conferenza stampa di ieri dal presidente Marco Toffoli, offre già da tre decadi opportunità di lavoro ai detenuti: assemblaggio di dispositivi elettronici (della Came), semplici lavori di falegnameria e in agricoltura, con una coltura di funghi e un allevamento di quaglie.

C’è anche un reparto che si occupa della digitalizzazione dei documenti amministrativi e una sede distaccata a Vascon che simula l’allontanamento dal carcere, portando le persone a lavorare in un ambiente protetto. È interessante sapere che i detenuti vengono assunti con un contratto di lavoro regolare.

Da quest’esperienza dell’ufficio educatore l’interesse di aumentare il grado di specializzazione di chi, fuori dalle mura del carcere, vuole reinserirsi nella comunità e di conseguenza questi due corsi che prendono il nome “Oltre le sbarre”, si svolgeranno tra fine marzo e il mese di maggio in dodici lezioni da due ore e mezza per quanto riguarda l’informatica e invece sette incontri da quattro ore per quanto riguarda la saldatura.

Alla conferenza di venerdì c’erano anche don Paolo Magoga, presidente della Fondazione Opera Monte Grappa, e don Davide Schiavon della Caritas Tarvisina, oltre al direttore della Casa Circondariale Alberto Quagliotto: “Rappresento qui la mia soddisfazione – ha commentato il direttore, – per una sinergia tra più soggetti, che si sono uniti per raggiungere un obiettivo concreto: la ripartenza della società. Il collegamento tra i detenuti e ciò che sta oltre le sbarre dev’essere un ponte per lanciare un messaggio”.

Nel corso della conferenza è stato ricordato l’appuntamento del 6 aprile alla Mostra solidale di Fonte, che verrà estesa anche ai detenuti. Dopo la mostra, che raccoglie scultori e pittori del territorio (come Roberto Marsura, di cui abbiamo scritto in un precedente articolo), le opere verranno esposte a cavalletto anche all’interno della casa circondariale.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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