Compie 100 anni il Panificio Serafin di via Zermanese, ora alla terza generazione: “Durante la seconda Guerra mondiale i tedeschi sequestrarono il forno”

Compie 100 anni il Panificio Serafin di via Zermanese
Compie 100 anni il Panificio Serafin di via Zermanese

Aprì i battenti esattamente cent’anni fa il Panificio Serafin di via Zermanese a Treviso, oggi in mano a Roberto, rappresentante della terza generazione. Mercoledì il titolare del negozio ha ricevuto per mano del sindaco Mario Conte un attestato da parte del Comune a riconoscimento della storicità dell’insegna. 

“Il panificio nacque negli anni Venti – racconta Roberto Serafin – dall’iniziativa del nonno Angelo che di rientro da un periodo negli Stati Uniti decise di acquistare questo forno. Negli anni il negozio ne ha viste tante. Durante la seconda Guerra Mondiale ad esempio, fu sequestrato dai tedeschi: il pane del mattino poteva essere distribuito alla popolazione, mentre quello del pomeriggio era destinato esclusivamente ai soldati”. 

“Il nonno lavorava sodo, tanto che il panificio tra il ’44 e il ’48 fu uno dei primi a fornire l’ospedale di Treviso, quando aveva ancora sede a Casier, e l’aeroporto militare di Istrana. Allora si sfornava una quantità tale di pane che il negozio dava lavoro a tante famiglie della zona, arrivando ad avere anche 15-16 dipendenti”. 

“Io ho iniziato a lavorare nel ’75, quando avevo appena 15 anni – prosegue – . Era un periodo di cambiamento, prossimo all’avvento dei forni industriali che facevano concorrenza alle piccole attività come la nostra. Di lì a poco infatti mio padre decise di aprire dei piccoli negozi per poi ridimensionare man mano l’attività fino a mantenere solo il forno di via Zermanese, che oggi è un negozio di quartiere, un punto di riferimento per le famiglie della zona”. 

Roberto Serafin, da oltre trent’anni affiancato dalla moglie Maria, ora deve affrontare la dura prova del cambio generazionale nella speranza che un giovane possa succedergli in panificio, prendendosi a cuore la sua eredità centenaria. 

“È dura – racconta – il personale è sempre più difficile da trovare tanto più in questo settore. Per il fornaio la giornata inizia alle 2 mattino, se non prima, e conciliare la vita personale con quella lavorativa è un percorso fatto di sacrifici. Per questo dico che la caratteristica più importante che dovrebbe avere un buon fornaio è la passione, l’unica che ti traina oltre le difficoltà, e che io spero di poter trasmettere ai giovani che anche grazie ai programmi scolastici vengono qui ad imparare il mestiere”. 

“A me la passione l’ha trasmessa mio padre, che è mancato nel 2017. Negli ultimi anni, anche se era molto anziano, veniva in negozio con me, anche all’una del mattino, solo per starmi accanto e perché gli piaceva passare il tempo in panificio”.

I segreti appresi dal padre? Roberto Serafin potrebbe citarne  molti, ma il più prezioso di tutti è il rispetto del tempo. “Per fare del buon pane artigianale non si può stare a guardare l’orologio – spiega Roberto – . Un prodotto fresco va curato come un bimbo, il tempo lo detta lui, e va ‘assecondato’ in base all’umore. Se piove, ad esempio, il pane va cotto più a lungo e a temperatura più bassa. Il mestiere è fatto di anche di tante accortezze come questa, che si imparano con gli anni e che costituiscono il tuo piccolo piccolo (o forse grande) patrimonio di saperi”. 

(Foto: Roberto Serafin – Facebook Mario Conte).
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