“Testa da marsón”: i pesci d’acqua dolce nella tradizione della Marca trevigiana

Lo scazzone
Lo scazzone

Solcata da importanti corsi d’acqua, punteggiata da bacini lacustri, ricca di fossi, torrenti e canali, la Marca Trevigiana vanta un’ampia e consolidata tradizione legata ai pesci d’acqua dolce.

La fauna ittica di fiume o di lago, comprese rane, chiocciole e gamberi, ha rivestito per secoli un ruolo di primo piano nell’economia rurale: provvidenziale integrazione per la dieta degli umili, ghiottoneria appannaggio dei più ricchi, valido sostituto della carne nei refettori monastici. Una risorsa a disposizione di chiunque avesse la necessità e l’ingegno per trarne profitto, dai pescatori occasionali a quelli di professione, dai bracconieri ai fautori dei primi, coraggiosi esperimenti di acquacoltura.

Pesci e arte della pesca hanno alimentato una complessa e affascinante cultura fatta di esperienze, astuzie, manualità legate al mondo delle “acque interne” e cristallizzate in ricette, proverbi e leggende. Un’antica sapienza che purtroppo rischia di scomparire per il mutato stile di vita, il degrado ambientale, la presa di distanza da tradizioni culinarie che richiedono abilità e passione. A parte qualche rara eccezione, sono sempre meno coloro i quali sono in grado di distinguere una savetta da una scardola o abbiano idea di cosa sia la marcàndola; pochissimi hanno assaporato il luccio marinato o la bisàta co le ponte de noghera.

Questo breve percorso sulle sponde dei fiumi, fra i canneti lacustri, nelle cucine di un tempo ha lo scopo di ostacolare la dispersione di un patrimonio di conoscenze caratterizzante la nostra identità regionale e nazionale.

Devo ammettere che non è stato semplice districarsi fra specie ittiche sempre più rare, attrezzi da pesca desueti, nomi dialettali che mutano a distanza di una manciata di chilometri. Fra le diverse fonti consultate cito l’affascinante volume, Alessandro Ninni “La pesca nella provincia di Treviso” pubblicato a Venezia nel 1877 e il catalogo “Tradizioni e storie di pesca nel Trevigiano” edito nel 2008 dalla provincia di Treviso. Per la stesura dei singoli articoli si sono rivelati altrettanto preziosi i suggerimenti di due esperti pescatori e cultori di tradizioni locali: il dott. Alvise Orlandi, e il dott. Giuseppe Negri, entrambi di Pieve di Soligo.

Ciò premesso, se dalla lettura dei diversi articoli dovessero emergere errori, imprecisioni o lacune non solo me ne accollo la totale responsabilità, ma sollecito una critica costruttiva: significa che il sasso gettato nello stagno ha comunque smosso le acque!

Un’ultima annotazione: a dare il titolo a questa rubrica è una delle più colorite espressioni dialettali trevigiane legate al mondo dei pesci d’acqua dolce, testa da marsón. Un modo di dire ispirato alla silhouette dello scazzone, un pesce dal capo enorme, e sinonimo di individuo ottuso e poco lungimirante. La scelta di questo epiteto va di pari passo con l’auspicio che la storia, le tradizioni e la cultura locale non vengano offuscate dalla nebbia dell’oblio; perché se ciò accadesse i nostri nonni avrebbero davvero ragione ad apostrofarci con un perentorio e meritatissimo: teste da marsón!

(Foto: Wikipedia).
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