Insicurezza nel mondo del latte: tutti concordi all’acquisto fuori confine, ma dubbi sulla riduzione della produzione

Insicurezza nel mondo del latte, con delle antitesi tra realtà locali, istituzioni e grandi marchi: i prodotti a chilometro zero, per quanto sembri paradossale visto l’isolamento in cui l’Italia si trova, parrebbero esser stati sfavoriti dalla chiusura delle attività, ma anche da spinte contrastanti.

L’isolamento sarebbe stato, secondo l’Associazione delle Famiglie Contadine di San Zenone, che raccoglie la testimonianza del settore del latte in tutta l’area pedemontana, “a senso unico”: mentre i produttori locali faticano a trovare le risorse per portare avanti la raccolta del prodotto, i camion provenienti da Austria, Polonia, Slovenia e Germania continuerebbero infatti a scendere in vallata e a riempire gli scaffali dei supermercati con prezzi magari più competitivi.

Il commercio del latte viene spostato da una tipologia di prodotto, quello fresco utilizzato da bar e ristoranti, ad un altro, quindi al consumo privato; inoltre alcune tipicità, come il gorgonzola, non potendo essere esportate all’estero vengono smerciate in Italia a prezzi quasi sottocosto.

Ieri, giovedì 11 marzo, una comunicazione da parte di una grossa azienda nazionale a tutti i conferenti avrebbe così richiesto ai produttori, in forma urgentissima, di modificare le razioni, in modo che vengano significativamente ridotte le attuali produzioni di latte (fino a un meno 20%). L’azienda cremonese, inoltre, avrebbe avvertito della possibilità di provvedimenti drastici con la richiesta prioritaria di non aumentare il numero di bovini in mungitura.

“Le vacche non sono rubinetti” – protesta il presidente Giampietro Boffo, dell’Afc di Ca’Rainati a San Zenone. “Nutrirle di meno significa sconvolgere l’equilibrio e magari, con misure estreme, aumentare la possibilità che gli animali si ammalino”.

Chiara la posizione di Coldiretti Treviso, espressa da Antonio Cini: “Noi stiamo lavorando per dare un aiuto concreto alle realtà del territorio, condividendo la spinta alle aziende nel preferire il latte italiano, cercando di aiutarle nello stoccaggio. Con quest’emergenza ancora in corso, sarà comunque necessaria anche una riduzione nella produzione”.

Indicazioni diverse provengono dalla Cia Agricoltori Italiani: l’invito è quello di non fermare la produzione del latte e spostare l’attenzione dei grandi marchi verso le realtà locali, anche se questo significa mozzare i legami tra una realtà e l’altra. Nel comunicato stampa di oggi, Cia propone di impegnare i caseifici al ritiro del prodotto in eccedenza per destinarlo alla polverizzazione.

Nel proseguo della situazione sia le piccole che le grandi imprese dovranno scegliere di adattarsi alla tipologia di prodotto e alla quantità di produzione più adatta alle loro committenze, tenendo conto del fatto che ai mutamenti nel mondo del latte si sommano quelli del settore delle carni.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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