La crisi causata dalla pandemia ha solo acuito le povertà e aumentato le disparità anche nella Marca trevigiana.
Lo sostengono le associazioni che in questi mesi sono andate incontro a chi si è trovato in difficoltà, sia trevigiani che stranieri.
E l’appello lanciato da Cisl Belluno – Treviso, Anolf, Caritas di Treviso e Vittorio Veneto, associazione Migrantes, cooperative La Esse e Una casa per l’Uomo va alle istituzioni e alla società civile affinché ci sia un maggior impegno solidale perché si possa superare il difficile momento economico: “Le fatiche più rilevanti sono in ordine alla fragilità educativa, di genere e relazionale, oltre alle difficoltà relative all’occupazione e all’abitare. Questo disagio sta indebolendo il tessuto comunitario, alimenta tensioni e aumenta le distanze tra ricchi e poveri, tra chi si scopre più fragile e chi è comunque più garantito. In questo clima, gli immigrati, soprattutto coloro che stavano acquisendo competenze e strumenti, stanno pagando un prezzo molto alto”.
Ed è proprio da questo difficile momento che parte l’invito delle associazioni affinché ci si metta tutti in gioco per far ripartire l’economia e non lasciare nessuno indietro.
La crisi causata dal Covid fa emergere nuove fragilità nella Marca trevigiana come hanno illustrato le associazioni che da oltre 15 anni curano il Report annuale sulla presenza dei cittadini stranieri in provincia di Treviso. Un report però elaborato in base ai dati che Istat ha fornito, relativi al 2019. I dati del 2020 seguono una logica differente e devono essere ancora elaborati, in quanto la pandemia si è rivelata come una bomba deflagrata su economia e società e che con difficoltà si potrà comprendere adesso.
Ed ecco i dati 2019: Al 31 dicembre 2019 sono 90.293 i cittadini stranieri residenti in provincia di Treviso: rappresentano il 18,6% del totale regionale. Rispetto alla fine del 2018 l’incremento è dello 0,5%.
L’incidenza degli stranieri sul totale dei residenti nella Marca è pari al 10,2%, un dato leggermente superiore rispetto alla media nazionale (8,4%) e regionale (9,9%).
I nuovi nati stranieri in provincia di Treviso, nel 2019, sono stati 1.263 pari al 20,3% del totale (-2,8% rispetto al 2018). Gli studenti con cittadinanza non italiana iscritti alle scuole della provincia nell’anno scolastico 2018/19 sono stati 17.828 (17.971 nell’anno precedente), con un’incidenza pari al 13,4% sul totale degli alunni della Marca.
Si rafforza la presenza di studenti nati in Italia da genitori stranieri: sono circa 12.860 (12.722 nell’a.s. 2017/18) e rappresentano il 72% del totale degli alunni stranieri nel sistema scolastico e formativo provinciale.
Gli occupati stranieri nel 2019 sono poco meno di 43mila. Rispetto al totale degli occupati in provincia, il loro peso è pari all’11%, con una presenza particolarmente elevata nel lavoro dipendente.
Nel 2020 ad esempio, riguardo al lavoro, grazie alle buone performance di settori quali l’agricoltura, le costruzioni e alcuni comparti del manifatturiero, il bilancio di fine anno 2020 per gli stranieri (come per gli italiani) è comunque positivo anche se fortemente ridotto (per gli stranieri +1.380 posizioni di lavoro contro le + 2.785 del 2019).
Inoltre, complice il processo di regolarizzazione e la “corsa alla regolarizzazione” dettata dal primo lockdown (per consentire libertà di movimento alle badanti), nel 2020 si registra una significativa crescita anche nel lavoro domestico: +1.350 posizioni di lavoro domestico in più rispetto al 2019.
L’aumento delle disuguaglianze è una delle conseguenze più evidenti della crisi pandemica e va a colpire in particolare le categorie più fragili che soffrono delle ricadute della crisi sul mercato del lavoro: giovani, donne, stranieri.
La lieve entità del saldo occupazionale positivo riscontrata a fine 2020, se raffrontata alla performance del 2019 si presenta nei fatti come una importante riduzione dell’occupazione “straniera”. Sulla popolazione immigrata impattano poi negativamente alcuni cambiamenti imposti dalla pandemia, come la spinta tecnologica e la crescente necessità di digitalizzazione, così come i mutamenti nell’assetto del sistema economico e produttivo locale che rischia di emarginare alcuni lavoratori.
(Foto: Archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it