Diciotto diagnosi di patologie cardiovascolari a rischio di morte improvvisa (con conseguente non idoneità all’attività agonistica per gli aspiranti atleti), 70 diagnosi di patologie cardiovascolari di minore gravità, 31 di patologie non cardiovascolari: questi i risultati, importantissimi in termini di prevenzione e diagnosi precoce, dello screening effettuato nel 2017, su seimila atleti, dall’Unità operativa complessa di Medicina dello sport di Treviso, diretta dal dottor Patrizio Sarto.
I dati dello screening, analizzati e rielaborati dall’équipe del dottor Sarto in collaborazione con il professor Domenico Corrado e il dottor Alessandro Zorzi del dipartimento di Cardiologia dell’Università di Padova, sono stati pubblicati sulla più importante rivista al mondo di medicina dello sport, il British Journal of Sports Medicine.
“Il nostro lavoro, che vede come autori principali la dottoressa Teresina Vessella e il dottor Alessandro Zorzi – sottolinea Sarto – è il primo che analizza costi e benefici della valutazione medico sportiva dall’entrata in vigore della legge nel 1982. I risultati ottenuti con questo screening, e il nostro studio lo conferma, sono inequivocabili. Con un esborso di soli 79 euro per atleta sono state diagnosticate patologie a carattere internistico (tra cui asma da sforzo, scoliosi che hanno richiesto il busto correttivo, glomerulonefriti), patologie cardiovascolari per cui è stata necessaria terapia medica o chirurgica, e patologie cardiovascolari a rischio di morte improvvisa. Queste ultime, oltre che in 18 atleti, sono state diagnosticate anche in tre familiari, assolutamente ignari di averle”.
Si tratta di risultati importanti, possibili grazie ad un’équipe composta da professionisti altamente specializzati e formati che è riuscita ad ottenere un numero di diagnosi conforme ai dati internazionali proposti in letteratura a fronte di un attento controllo della spesa sanitaria.
L’obbligatorietà della valutazione medico sportiva per tutti gli atleti agonisti è stata sancita dal decreto del ministero della Sanità del febbraio 1982. L’Italia è stato il primo paese al mondo ad attuare questo massivo sistema di prevenzione. Uno studio del 2006 del professor Corrado ha dimostrato come, dall’entrata in vigore di tale legge, ci sia stata una significativa riduzione degli eventi mortali nella popolazione sportiva.
Tale riscontro ha spinto sia la Società Europea di Cardiologia sia il Comitato Olimpico Internazionale a raccomandare e implementare lo screening degli atleti nel mondo. Dal 1982 però, si è anche sollevato un dibattito internazionale sul rapporto costi-benefici di tale screening. L’articolo del gruppo di Treviso nasce proprio dall’esigenza di analizzare, per la prima volta dall’entrata in vigore della legge, gli effetti sulla salute della valutazione medico-sportiva e rapportarlo ai costi sostenuti.
(Fonte: Ulss 2).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it