25 dicembre, dopo 107 anni è Natale anche in Ucraina, Pizziolo: “Non c’è ancora pace. Oggi diventi giorno di speranza”

Don Yuriy Khodan e il vescovo, monsignor Corrado Pizziolo

Per la prima volta dal 1917, la comunità cristiana ucraina festeggia quest’anno il Natale il 25 dicembre, in linea con il calendario gregoriano occidentale: un cambio di data rispetto al consueto 7 gennaio stabilito nel luglio scorso con la legge del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in aperta rottura con la Chiesa ortodossa russa (Ansa).

A quasi due anni dall’invasione della Russia e dall’inizio del conflitto, non c’è ancora serenità per la popolazione ucraina, peraltro sempre più vicina all’Unione Europea, con la quale una decina di giorni fa ha aperto ufficialmente i negoziati verso l’adesione.

Gli auguri di Pizziolo agli ucraini: “Ritrovate nel Signore motivi di fiducia”

Il vescovo di Vittorio Veneto monsignor Corrado Pizziolo, in virtù di un’amicizia che da sempre lega la comunità diocesana a quella ucraina – cattolica ma di rito bizantino -, ha portato come di consueto gli auguri ai fedeli alle 23 di ieri sera 24 dicembre, durante la celebrazione alla Consolata di Vittorio Veneto presieduta dal cappellano don Yuriy Khodan.

Purtroppo non abbiamo ancora ottenuto il dono della pace nel vostro Paese, che resta ancora invaso e aggredito dalla Russia – ha esordito Pizziolo – e credo che questo costituisca un peso molto doloroso per il cuore di ognuno di voi”.

“Penso che molti di voi abbiano familiari che hanno avuto gravi conseguenze per questa guerra tremenda e fratricida – ha proseguito -. Il Natale del Signore non fa sparire immediatamente tutte le ingiustizie, le sofferenze. Gesù è il figlio eterno di Dio che è venuto a condividere la vita con tutte le gioie ma anche con le difficoltà, sofferenze e tribolazioni”.

“È però un evento di consolazione e di speranza – ha osservato il presule vittoriese – perché se Gesù condivide la nostra situazione è per salvarla, non per lasciarla com’è o per condannarla. L’augurio che vi rivolgo è proprio di ritrovare nella presenza del Signore motivi di fiducia, speranza e per non rassegnarvi e scoraggiarvi”.

“Da quest’anno l’Ucraina conforma la celebrazione del Natale al calendario gregoriano – ha concluso Pizziolo -. Al di là di questo, l’importante è che questa festa tocchi il cuore e la vita di ciascuno di noi. Ci sentiamo uniti dalla preghiera e dalla stessa fede cattolica, pur con riti diversi”.

La comunità ucraina ha fatto dono a Pizziolo di un omaggio floreale e di una cesta natalizia e lo ha ringraziato con un messaggio e un canto tradizionale di auguri: “In questo momento difficile per noi la ringraziamo per il sostegno e chiediamo la pace e luce per tutto il mondo”.

Il messaggio di Pizziolo: “Il mondo può cambiare da cose umili e nascoste come la nascita di Gesù”

Nel suo messaggio di Natale pubblicato sull’ultimo numero de L’Azione, il vescovo Pizziolo prende le mosse dall’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, dove “con impietosa analisi si definiscono gli italiani come ‘ciechi davanti ai presagi e passivi come sonnambuli’”.

“È fuori dubbio che un po’ tutti stiamo vivendo attualmente un senso di smarrimento e di impotenza di fronte agli eventi che stanno susseguendosi in questi anni: la pandemia, la guerra in Ucraina e quella in Palestina, l’incessante arrivo di migranti, i cambiamenti climatici e gli eventi atmosferici fuori controllo, il crollo della natalità, i femminicidi – osserva il vescovo – Se poi guardiamo all’interno della nostra realtà ecclesiale, non mancano affatto motivi che ci preoccupano”.

Di fronte a questa situazione, celebrare il Natale “non significa far finta, almeno per qualche giorno, che i problemi che stiamo vivendo non esistano più – continua – E non significa neppure pensare che le questioni che viviamo trovino immediata e miracolosa soluzione. Significa invece, in primo luogo, accogliere un annuncio di speranza: tutto quello che viviamo, anche i momenti più difficili e problematici, non lo viviamo da soli. In Gesù che nasce a Betlemme Dio si è fatto per sempre uno di noi, l’Emanuele, il ‘Dio con noi’”.

“In secondo luogo – aggiunge Pizziolo – nel fatto sorprendente che Dio, per farsi uno di noi, abbia scelto la forma umile, debole e indifesa di un bambino nato in una stalla e deposto in una mangiatoia, ci viene suggerito un altro importante messaggio: le cose che possono cambiare il mondo nascono da eventi semplici, umili e spesso nascosti. Questo è stato – e continua ad essere – lo stile di Dio nell’accompagnare la nostra storia.

“Come ci ricorda un proverbio, migliaia di alberi che crescono fanno assolutamente meno rumore di un solo albero che cade. Eppure è solo questa crescita umile e silenziosa che fa crescere la vita”. Pizziolo conclude la sua nota augurando “di accogliere questo messaggio che Gesù anche quest’anno ci rivolge, per poter viverlo nelle nostre case e nelle nostre parrocchie ed essere, così, germoglio di fiducia e di novità per tutti”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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