Resterà la luce

Prendo a prestito per oggi il titolo della bellissima canzone interpretata sabato sera, 14 ottobre, al Teatro Accademia di Conegliano, gremito in ogni ordine di posti, al termine dello splendido spettacolo da “standing ovation” finale “Bianca di Collalto”, con direzione e musiche del maestro Giorgio Susana.

Di fatto una melodia che richiama i colori del paesaggio e del giorno, ma mette in luce e in moto in maniera speciale la dinamica interiore del cuore e dello spirito. I valori autentici della vita, ciò che conta veramente. Insieme a questo, la felicità che arriva alla persona che dona, è generosa, si lascia ”disturbare dal prossimo”, non si chiude nella solitudine dell’autoreferenzialità e dell’egoismo.

Così come proprio in questi ultimi giorni sono riusciti a fare le testimonianze concrete di vita e di altruismo narrate durante l’assegnazione dei vari riconoscimenti al Premio Giuseppe Toniolo 2023 a Pieve di Soligo, ma anche le narrazioni degli episodi di volontariato e dedizione che sono emersi in altri momenti pubblici ed eventi della settimana appena trascorsa, anche laddove le persone delle associazioni vengono riconosciute e indicate a modello di umanità e di socialità per il loro stile esemplare e costruttivo di amabilità e gentilezza. E’ come dire: in un mondo che spesso fatica a superare le logiche dell’utilità e del tornaconto personale, che disegna strategie legate al calcolo e al profitto meramente individuale,  e che sembra cedere purtroppo – come ci raccontano le cronache tristissime di questi giorni sul piano internazionale –  alla tentazione della vendetta, dell’odio, del terrore e della barbarie, continuano a esistere persone, realtà, sodalizi e comunità che riaffermano costantemente la bellezza e la pienezza della vita come dono, per l’altro da se stessi.

Lo ribadiva con convinzione, nonostante le durissime sofferenze patite nel corso della seconda guerra mondiale, durante la quale vide morire nei lager nazisti tutta la sua famiglia, il noto psicoterapeuta e docente Viktor Frankl (1905 – 1997): “Non chiederti che cosa puoi prendere dalla vita. Chiedi piuttosto che cosa puoi dare alla vita”. Nella sua visione, il vero giusto, la persona autentica, l’uomo e la donna che sanno essere davvero punti di riferimento luminosi e sicuri per tutti sono proprio coloro che nei fatti, non a parole, traducono l’insegnamento del perdere per trovare, del dare per possedere, della gioia del distacco dalle strette contingenze e dal senso del possesso per aprirsi a una logica di reale felicità condivisa con il prossimo, vicino e lontano.

Come ricorda il cardinal Gianfranco Ravasi nel suo prezioso volume “Le parole e i giorni”, una delle tesi fondamentali di Frankl era quella del primato del “perché” sul “come”: nella vita, fondamentale è trovare un senso, un valore centrale, una ragione di fondo, un “perché”, appunto. In quel caso, si sarà capaci di vincere ogni difficoltà, di superare ogni ostacolo, di passar sopra a ogni “come”. In questa prospettiva decisiva è la generosità nel donare e nell’amare perché ti allarga l’anima al mondo e alla vita. Se, invece, si vuole solo arrivare all’obiettivo a qualunque costo, conquistare, prendere, passare sopra a tutto e a tutti, con smodata ambizione, cupidigia e prepotenza, inesorabilmente ci si rinchiude in se stessi, blindando non solo la porta di casa ma anche il cuore, simbolo dei sentimenti migliori, della cura e del bene verso gli altri. Con l’unico effetto garantito dell’infelicità perenne, inquieta, triste e lamentosa, alla ricerca costante di nuovi traguardi di sterili vittorie, fatte di solitudini e cattive relazioni.

Ne abbiamo avuto la riprova anche nei giorni scorsi a Treviso, a Palazzo dei Trecento, in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica “Le Dolomiti viste dal cielo. Come le aquile in volo. Emozioni in alta quota”, a cura del maestro del lavoro Lando Arbizzani, aperta fino al prossimo 19 ottobre. Alla vernice dell’evento  si sono intrecciati riflessioni e pensieri sul tema della bellezza, sulla custodia del creato e della natura, sull’impegno generoso delle persone che animano e guidano percorsi rivolti a questi obiettivi fondamentali per la formazione dei giovani e la crescita dell’intera società, sul ruolo basilare e insostituibile di un volontariato che si prodiga quotidianamente al servizio della vita delle nostre comunità, con un’attenzione  particolare alle persone fragili e in difficoltà.

E che cosa risaltava agli occhi di tutti i presenti? La giovialità, la serenità, la soddisfazione, la cordialità, in una parola, la felicità evidente di queste persone, educate sin da piccole nelle loro famiglie ad avere mente, cuore ed energie rivolte agli altri, a coltivare un senso pubblico delle proprie esistenze, a dimostrare che solo aprendosi al prossimo e cercando di rispondere con le azioni concrete alle esigenze della comunità si trovano gioia e pienezza.

Non è facile, si dirà: i tempi cambiano, le difficoltà aumentano anche nell’ambito della solidarietà sociale, il richiamo a valori fondanti diventa meno ascoltato, si fatica con il ricambio generazionale anche nel mondo del volontariato. Eppure, i volti sorridenti e realizzati di coloro che hanno scelto il “perché”, e con pazienza, tenacia e coraggio continuano la loro opera benemerita per lo sviluppo della qualità della vita e della coesione sociale delle nostre comunità, stanno lì a dimostrare che non c’alternativa al bene promosso, condiviso e realizzato.

In ogni caso, resterà la luce, affascinante e preziosa, riferimento e simbolo di civiltà e di nuovo umanesimo.         

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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