Alla scoperta delle formiche, in equilibrio tra eusocialità e spietatezza

E anche quest’anno arrivano puntuali come le code in tangenziale. Sempre loro, sempre in fila, sempre dove penso non dovrebbero stare. Quel “non dovrebbero stare” è chiaramente un pensiero sterile, una stanchezza umana che non ha alcun significato biologico, ma siamo fatti così, prima di connettere le informazioni dentro il cervello, esiste quel tempo ormai misurato dove i nostri desideri e le nostre opinioni possono correre vaghi senza guide sperimentali.

Ma torniamo a loro, le formiche. Le guardo mentre camminano in fila sopra il rubinetto e da lì qualche temeraria si avventura sull’invisibile filo di un asparago sfuggito al sacchetto dell’umido. Invisibile per me, penso ancora una volta, ma non certamente per lei che lo percorre sicura seguita a breve dalle compagne.

Escludendo i ghiacci, le formiche sono le creature più numerose che si possono trovare su qualsiasi superficie terreste. Una formica operaia pesa meno di un milionesimo di un essere umano (da 1 a 5 milligrammi), ma per una stima in difetto che ne misura una popolazione di dieci milioni di miliardi (1016), il loro peso complessivo sarebbe equiparabile a quello dell’intera massa umana.

Comparse 100 milioni di anni fa, fino ad oggi sono state scoperte 13.000 specie di formiche, tutte caratterizzate da sofisticate caratteristiche ecologiche ed etologiche. Ogni specie rappresenta un mondo a sé stante, ma complessivamente nel loro comportamento sociale potrebbero essere il più vicino esempio di organizzazione avanzata che potremmo mai vedere su un altro pianeta. Sono diverse da noi; comunicano interamente attraverso l’olfatto e il gusto, mezzi che per noi sono difficilmente comprensibili perché siamo abituati alla comunicazione audio-visiva. I mirmecologi (biologi specialisti in formiche) le studiano in modo indiretto per capire cosa si stiano dicendo l’una all’altra, poiché usano sostanze chimiche per comunicare. Inoltre, hanno società estremamente complesse con caste e una comunicazione articolata per organizzare la difesa del formicaio e la raccolta del cibo nei campi.

Le formiche sono insetti eusociali, un tipo di organizzazione sociale che prevede la presenza di grandi colonie in cui esiste una divisione del lavoro tra gli individui, con alcuni che si dedicano alla riproduzione e altri che si occupano di lavoro non riproduttivo, come la ricerca di cibo o la cura dei giovani. L’eusocialità è spesso associata all’altruismo, che è la tendenza a fare qualcosa a beneficio degli altri a proprio discapito. Nelle colonie di animali eusociali, molti individui si dedicano a compiti non riproduttivi, come la cura dei giovani, la difesa della colonia e la ricerca del cibo, e lo fanno a beneficio della colonia stessa, senza trarne necessariamente un vantaggio diretto. E questo altruismo è un bell’esempio di quella che molti umani chiamano “Madre Natura”.

D’altro canto l’etologia ci insegna come la “cattiveria” delle formiche risulti talmente spietata al cui confronto noi umani siamo una specie mite e gentile; le formiche aggrediscono ininterrottamente, conquistano territorialmente tutto il conquistabile e praticano il genocidio fino all’annientamento delle colonie limitrofe. E qui passiamo da Madre Natura a Natura Matrigna.

E come la biologia delle formiche ci insegnano, non è forse meglio smettere di addossare attributi alla Natura che da quattrocento anni, da quando abbiamo cominciato ad usare il metodo scientifico per indagarla, non fa altro che dimostrarci la sua ambivalenza?

(Foto: Freepik).
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