Anche i ratti sanno “immaginare” di essere altrove

Anche i ratti sanno “immaginare” di essere altrove

Immaginare” è un verbo che fino a poco tempo potevamo rivolgere solo ad individui della nostra specie. E adesso? Ora le cose sembrano essere cambiate. Vediamo come e perché.

Ricordare dove avete parcheggiato la macchina o dove avete lasciato le chiavi è compito dell’ippocampo, una struttura del lobo temporale medio del vostro cervello.

L’ippocampo è la sede di quelle che chiamiamo mappe cognitive; è in quei neuroni che si trovano la memoria episodica, cioè la memoria dei nostri eventi personali, come i luoghi che abbiamo visitato, le persone che abbiamo incontrato e le cose che abbiamo fatto, la memoria spaziale cioè la memoria di dove ci troviamo e di come muoverci, l’apprendimento associativo cioè la capacità di imparare a collegare due stimoli tra loro e l’orientamento cioè la capacità di sapere dove siamo e come muoverci.

Dall’abilità di quello che sappiamo dell’ippocampo appare scontato che queste abilità non siano esclusive della nostra specie, ma siano presenti anche in altri animali che, come noi, sono bravi a risolvere problemi che riguardano la memoria episodica e spaziale, l’apprendimento associativo e l’orientamento.

Quello che credevamo, fino a ieri, è che solo la nostra specie riuscisse ad immaginare di associare cose e comportamenti a riferimenti spaziali come chiudere gli occhi e immaginare di trovarsi nel luogo preferito delle nostre vacanze, o pensare ai cambiamenti che vorremmo adottare in una nuova casa.

Quello che invece oggi sappiamo è che non siamo i soli a farlo. I ratti non devono preoccuparsi di ritrovare macchine parcheggiate o chiavi disperse, ma anche i ratti sembrano essere in grado di immaginare di muoversi attraverso ambienti mentali.

In un bellissimo esperimento, i neuroscienziati hanno verificato che ratti addestrati a navigare all’interno di un’arena virtuale potevano, in cambio di una ricompensa, attivare gli stessi schemi neurali che avevano mostrato durante il movimento anche quando erano fermi e questo suggerisce che i roditori sono in grado di accedere volontariamente alle mappe mentali dei luoghi che hanno precedentemente visitato.

Non sappiamo certo cosa può pensare un ratto, ma abbiamo imparato che può pensare “a qualcosa che non è nelle loro immediate vicinanze”. Un dove, senza esserci. Che meraviglia!

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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