Il paese è piccolo e mi capita di condividere involontariamente la stessa “offerta culinaria” con uno dei maggiori produttori vitivinicoli locali. Non prevista al tavolo dei nuovi commensali, scoprendolo lettore di questa rubrica, accetto l’invito e anche se divento subito oggetto di curiosità bestiarie, la conversazione di tutta la serata, più che abbracciare le varie vie della zoologia, ha avuto un unico denominatore, il clima.
Di fronte a me scopro uomini facoltosi che, schernendosi delle loro abilità imprenditoriali, ci tengono a farmi sapere che sono dei contadini e che ne sono particolarmente orgogliosi. Per quanto mi riguarda non potrei trovarmi più a mio agio; gente pratica, con i piedi per terra, i contadini fiutano frottole a chilometri di distanza, perché è da almeno 100 secoli che misurano le menzogne sulla loro pelle. La cena quindi non potrebbe essere più interessante di così. E si arriva subito al nocciolo: l’acqua che scarseggia, o meglio l’acqua che non c’è.
L’equazione è tra le più semplici che la natura ci offre: se non c’è acqua, non c’è vita. È una verità che possiamo misurare da almeno 10.000 anni, da quando una grande innovazione ha dato il via all’espansione demografica della nostra specie: lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento. Chiedete a qualsiasi contadino se può esistere un’agricoltura senz’acqua, si chiederà se siete sani di mente. L’agricoltura ha bisogno di acqua, di tanta acqua.
Senz’acqua non c’è agricoltura e se non c’è l’agricoltura, non c’è cibo. È dalle scuole elementari che ci insegnano che, vivendo nella fascia temperata, siamo particolarmente fortunati; il nostro clima non è né troppo caldo né troppo freddo, ed è proprio grazie a queste condizioni climatiche che si è sviluppata una geografia adatta all’agricoltura. Geografia che è stata modificata dall’agricoltura stessa, ma questa è un’altra storia.
Senz’acqua, dicevamo. Mentre ceniamo discutono della notizia del calo delle riserve idriche misurate in Lombardia, mi chiedono se ne sono al corrente, non lo sono, ma recupero la notizia messa in rete dall’ANSA; i dati, dell’Osservatorio dell’Autorità distrettuale del Po sulle attuali riserve stoccate dei laghi alpini lombardi risultano pesantemente sottodimensionate, siamo ad un calo complessivo del 53%: Lago Maggiore pieno solo al 19%, Lago di Como al 9%, Lago d’Iseo-d’Idro all’8%, Lago di Garda al 22%. I visi diventano scuri, sono contadini, gente pratica, gente con i piedi per terra che capisce subito le conseguenze. Arriviamo al caffè e il più anziano dei miei ospiti vuole conoscere gli adattamenti zoologici misurati in aree siccitose. Sorridendo, parlo della differenza di tempo dell’evoluzione biologica e dell’evoluzione culturale. E la conversazione vola.
(Foto: FreePik).
#Qdpnews.it