State dormendo in centro città e venite svegliati da un cassonetto dell’umido trascinato rumorosamente fino a che non interviene la Polizia che pone fine all’atto vandalico permettendovi di riprendere sonno. Cosa c’entra la descrizione di una chiassosa bravata notturna con il bestiario? C’entra eccome, perché in questo caso la baby gang non è formata da adolescenti annoiati, ma da un branco di cinghiali.
Come si sa, la rete è un contenitore di immagini e video finti, reali e realistici e quello appena descritto è un video apparso sul sito social di una testata genovese (https://www.facebook.com/watch/?v=1876169435920391). Se non lo trovate, o se non è più accessibile, poco male.
Un giro di valzer nella rete dei branchi di cinghiali urbani ed il gioco è fatto; la didattica di questo bestiario è centrata. Perché di là da quello che succede ecologicamente ed etologicamente in un branco di cinghiali urbani (è biologia e non cronaca, bellezza!), quello che mi interessa qui descrivere è come reagiamo noi di fronte alla situazione appena descritta. Uno sguardo veloce ai commenti del video (o di altri simili) e avrete un’idea di come un problema complesso come i diversi impatti dei cinghiali in aree urbane venga ordinariamente affrontato da un pubblico generico, e per ora fermiamoci qui perché le interpretazioni degli addetti ai lavori saranno oggetto di altri bestiari. Sostanzialmente i commenti si dividono in macrocategorie.
Comincerei dai difensori; sono attivi e spesso bellicosi, numerosi e sensibili invitano spesso gli interlocutori a riflettere sull’occupazione dello spazio che la nostra specie ha sottratto storicamente alle altre (del tipo abbiamo invaso i loro spazi e adesso se li riprendono, i cinghiali fanno i cinghiali, ma pensiamo veramente di essere superiori a loro? ecc..) e quindi, tutto sommato quello che sta avvenendo è una conseguenza del nostro malaffare e del nostro mal vivere. Insomma mettiamoci l’animo in pace, è la natura, andrà da così a peggio.
La seconda macrocategoria, i risolutori, riguarda chi ha maturato una indiscussa (per loro, ovviamente) esperienza sul campo della specie. Non è mai dato sapere di che tipo di esperienza e di che tipo di campo si stia discutendo perché si perderebbe del tempo prezioso.
E chi ha tempo da perdere? Che la sagacia e la saggezza autoreferenziale derivi da esperienze dirette o indirette di cinghiali abbattuti, da osservazioni di cinghiali sul proprio terreno o sulla proprietà del cugino o magari dall’abilità culinaria di consumatori finali di parti nobili e meno nobili dell’animale, nessun dubbio, la soluzione è alla portata di chiunque, e la si conosce da anni, peraltro, basta metterla in atto così come fanno in… (qualcuno di voi ha mai capito dove???) Ma non è finita qui, perché i due prototipi descritti sono affiancati dalla categoria degli scrittori creativi (piaga immortale nella divulgazione scientifica) e dalla comunità più ambigua e pericolosa: gli pseudoscienziati. Scrittori creativi e pseudoscienziati oramai infiltrati a pieno titolo sia tra i difensori che tra i risolutori. Entrambi pericolosi, ma per chi? Ma per noi, ovviamente, mica per i cinghiali!
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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