Quel piccolo di cervo da allontanare dal padrone umano: il caso di Sondrio

In questo bestiario la notizia è la notizia stessa. Ecco l’elenco dei fatti. Due anni fa un signore lombardo dalle buone intenzioni adotta un piccolo di cervo (Cervus elaphus) trovato in un bosco.

Il signore dalle buone intenzioni ha stabilito un’intensa relazione affettiva con il piccolo di cervo che coinvolge l’intera famiglia che alleva capre. Giochi, carezze e leccate in faccia coinvolgono adulti, nipotini e il cerbiatto.

Ora, inevitabilmente, la tragedia. Le autorità preposte vogliono allontanare il giovane cervo dal padre adottivo nonostante i social rispondano con una raccolta fondi per permettere al signore dalle buone intenzioni di continuare a vivere con il giovane cervo (la stalla non basta più).

Questa è solo una delle tante storie che descrivono l’assenza di relazione che abbiamo con le specie selvatiche, e qui mi interessa scrivere di come i mezzi d’informazione hanno riportato la notizia.

Mezzi di comunicazione nazionali e locali (TV e testate cartacee) accanto all’informazione online (testate nazionali e locali e social) hanno riportato le buone intenzioni dell’adottante, ma nessuno si è preoccupato di informare che “raccogliere” una specie selvatica è vietato dalla legge ed è perseguibile penalmente.

Il signore lombardo dalle buone intenzioni non abita in centro a Milano, ma vive in un contesto rurale, come dire, è nato tra il profumo della stalla e conosce bene pecore e caprette.

Ma perché confonde l’allevamento e il rapporto che la nostra specie ha con specie domestiche con quelle selvatiche? Se non la legge, la nostra “cultura” (almeno quella rurale) dovrebbe insegnarci la differenza tra specie domestiche e selvatiche; se troviamo un piccolo di cervo in mezzo a bosco la prima cosa che dovremo fare è quella di allontanarci per non disturbare quel filo invisibile, ma costante, che lega ogni cerva al suo piccolo.

Il fatto che il signore dalle buone intenzioni lombarde abbia ritrovato il piccolo dopo un paio d’ore dopo nello stesso posto è del tutto normale, com’è normale che non abbia visto la madre. Perché raccoglierlo condannandolo ad una misera vita in cattività? Il cervo non è una specie domestica, specie manipolate geneticamente per vivere assieme a noi. Perché l’informazione non informa? Chissà ora che fine farà quel giovane cervo. In un recinto?

Che sia almeno un recinto adeguato, perché durante il periodo degli amori i maschi si entusiasmano per l’altro sesso, e se il recinto non è adeguatamente manutenuto, l’amorevole cervo è un pericolo più sicuro che potenziale.

La storia recente del cervo tarvisiano che sfonda un pessimo recinto e che ferisce gravemente e trascina marito e moglie in ospedale è cronaca dell’autunno scorso, nonché di procedimento penale. Lasciamo quindi stare piccoli di cervo (non bastasse, adesso si raccolgono anche piccoli di lupo) e raccogliamo agnelli e pecorelle, pastori permettendo!

(Autore: Paola Peresin).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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