Fusione dei cinque Comuni della Pedemontana del Grappa: “Livelli di fattibilità elevati, ma ai cittadini vanno spiegati (bene) i vantaggi”

Cinque Comuni, Cavaso del Tomba, Possagno, Castelcucco, Monfumo e Pieve del Grappa, hanno potuto confrontarsi nuovamente ieri martedì 4 ottobre, sui dati raccolti e analizzati dallo studio di fattibilità per la fusione: nella sala De Marchi dell’Istituto Filippin di Paderno è stato spiegato non soltanto alle amministrazioni, ma anche ai rappresentanti sindacali – in una prima sezione della conferenza – e alle associazioni – in una seconda – quale potrebbe essere il percorso istituzionale capace di dissolvere i confini attuali e creare un’unica grande entità comunale, di circa quindicimila abitanti, presumibilmente più influente e capace di intercettare finanziamenti. L’esecuzione del percorso prevede un progetto di legge, il giudizio del Consiglio regionale, l’indizione di un referendum da sottoporre ai cittadini che così voteranno a favore oppure contro il progetto.

I vantaggi economici, secondo la relazione riepilogativa stilata sullo scenario dei cinque Comuni ipotizzati, sono immediati: dopo la fusione lo Stato eroga contribuiti straordinari per i dieci anni decorrenti dalla fusione stessa (è stato stilato un incremento di fondi dallo Stato pari a 16 milioni anno), la Regione finanzia 750 mila euro in tre anni, la razionalizzazione degli approvvigionamenti potrebbe portare fino a 100 mila euro all’anno in Comune e i costi dell’amministrazione potrebbero vedere una riduzione di 168 mila euro ogni anno.

Al contempo, il nuovo Comune vedrebbe una netta razionalizzazione degli immobili, delle attrezzature e dei macchinari. Per numero di abitanti, la nuova entità pedemontana potrebbe diventare la settima in provincia di Treviso, attirando nuovi finanziamenti per le proprie progettualità.

La conferenza si è soffermata soprattutto sui benefìci non economici: la possibilità di pensare e agire in termini strategici per il territorio, bilanciare la specializzazione di ogni Comune con una progressiva polivalenza, migliorare la qualità dei servizi ai cittadini e avere la possibilità di fare investimenti, specie in tecnologie per il miglioramento dei servizi.

“Le prime valutazioni evidenziano per gli enti coinvolti livelli di fattibilità elevati”
segnala a un certo punto la presentazione e, in effetti, in sala si percepisce una certa positività all’idea, anche dopo aver affrontato temi come le ragioni storiche, culturali, artistiche, economiche e sociali, che trovano esperienze di unione amministrativa nella storia ma anche nell’identità della Comunità montana del Grappa, oggi Unione montana. “Gli storici osservano che le cinque comunità non sono mai state del tutto autonome ma semmai interdipendenti” osservano per esempio alcune note.

Alla conferenza di ieri erano presenti i sindaci di Cavaso del Tomba Gino Rugolo, di Castelcucco Paolo Mares e di Pieve del Grappa Annalisa Rampin, il vicesindaco di Monfumo Alvise Metti, la vicesindaca di Possagno Maura Baron, assessori e consiglieri delle varie amministrazioni. Oltre a loro c’erano vari rappresentanti sindacali, come Paolino Barbiero.

Lo studio ha ribadito l’omogeneità del territorio, sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista sociale, umano ed economico. Ha messo in luce grandi aspetti positivi che si possono ottenere per quanto riguarda la programmazione – spiega Rugolo -. Il ragionamento è molto avviato ed è serio: i sindaci ci hanno messo la faccia, ma è chiaro che è un percorso che necessita di molto coraggio. Per amore del territorio, noi vogliamo poter affrontare questa prospettiva”. 

“Questa sera abbiamo avuto la conferma di quello che abbiamo sempre detto, fino dai tempi della nostra prima fusione, ovvero che la dimensione ideale sono i quindici-ventimila abitanti – commenta Rampin, che ha già assistito e partecipato alla fusione tra Paderno e Crespano e che presiede l’Ipa, un altro ente sovracomunale -. È chiaro che di fronte a quattro Comuni che fanno uno studio di fattibilità, noi abbiamo ritenuto giusto chiedere di unirci per una valutazione. Ora considereremo opportunamente l’idea portando ai cittadini i risultati di questo studio. Dev’essere però una scelta che paga questo sforzo, altrimenti valuteremo altre strade”.

“Secondo i dati presentati oggi, Castelcucco sembra essere il paese che ha bisogno meno degli altri di questa fusione, ma posso garantire che non è così – commenta Mares -. Da sindaco, devo dire che siamo in grave difficoltà: è evidente che la situazione non può continuare in questi termini. Continuano ad arrivare opportunità che non riusciamo a intercettare. Io credo che, se spiegata bene, la fusione può venire compresa e accettata come un’opportunità anche dai cittadini. È chiaro che all’inizio si guarda alle cose effimere, come il nome o i vari campanilismi, ma a me che l’amministrazione si chiami Castelcucco o Possagno non interessa francamente, io ho a cuore che i cittadini abbiano tutto ciò che serve loro, almeno al pari di altri paesi più grossi”.

“Questo è il primo passo necessario per avere le basi sulle quali iniziare un confronto concreto assieme a tutti i cittadini per poter valutare con serenità le opportunità della fusione” commenta da Possagno il sindaco Valerio Favero.

Benché lo studio di fattibilità preparato dal Gruppo Maggioli rappresenti una fase preliminare, l’iter di fusione si prospetta come un percorso delicato, dove l’informazione assume un compito fondamentale nel tranquillizzare la popolazione sul mantenimento dell’identità territoriale, delle usanze, delle rappresentanze e di una ripartizione giusta delle risorse e dei servizi. L’ostacolo più grande per la buona riuscita di un’operazione come questa, secondo gli analisti che hanno considerato altri scenari di fusione come il caso di Povegliano-Villorba, potrebbe stare in chi non sente la necessità di motivare il proprio dissenso ma esprime una contrarietà a priori. 

(Foto: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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