Un’affluenza straordinaria ha segnato la conferenza di chiusura dei lavori di restauro della chiesa arcipretale dell’Annunciazione di Col San Martino, un evento che ha confermato il profondo legame della comunità con il suo luogo di culto. L’appuntamento, tenutosi venerdì 21 marzo all’interno della stessa chiesa, ha illustrato nel dettaglio l’intervento che ha interessato le pareti interne, la cupola, la volta e gli affreschi di Guido Cadorin.
Il progetto di restauro ha rappresentato un tassello fondamentale all’interno di un più ampio piano di conservazione della chiesa, avviato già nel 2012 con il consolidamento della copertura. L’ultimo intervento si è concentrato sulle superfici interne, con particolare attenzione alla rimozione degli scialbi, alla pulitura e al consolidamento degli intonaci e degli affreschi.
La comunità è stata salutata dalle parole di don Francesco Salton, che, con una piccola anticipazione scenica, ha rivelato come nella parte finale della conferenza la superficie affrescata del soffitto, in una fase iniziale volutamente occultata da un’illuminazione tenue, sarebbe stata messa in risalto dalla luce, per dar modo a tutti di osservare nel dettaglio la rinnovata bellezza degli affreschi.
A guidare i lavori è stata l’architetto Sabina Favore. Durante il suo intervento, l’architetto ha ripercorso le fasi principali dell’operazione, sottolineando, oltre agli aspetti tecnici, come la magnificenza e l’immensità degli spazi che caratterizzano la chiesa siano il riflesso della capacità di pensare in grande degli avi che l’hanno ideata, costruita e custodita nel corso degli anni e delle vicissitudini storiche.


Giuseppe Dinetto, direttore tecnico del laboratorio Nuova Alleanza, ha illustrato le sfide affrontate durante il recupero degli affreschi del Cadorin, evidenziando le criticità legate alla stabilità delle superfici pittoriche. “Gli intonaci erano applicati su una controsoffittatura e col tempo, complici anche l’incendio e le tensioni strutturali, si erano progressivamente distaccati. Per questo, prima di intervenire, abbiamo condotto saggi di pulitura e testato diverse tecniche di consolidamento”, ha spiegato.
Oltre alla stabilizzazione, è stato necessario un accurato lavoro di pulitura: fumo e particolato avevano infatti oscurato i colori originali, ora finalmente riportati alla loro vivacità. Le lacune presenti sono state integrate basandosi su fotografie d’epoca in bianco e nero, permettendo così un recupero fedele alle condizioni originarie.


Presente alla conferenza anche don Mirco Miotto, incaricato diocesano dell’Ufficio per l’Arte Sacra e i Beni culturali ecclesiastici, che ha espresso la propria emozione nel vedere la chiesa recuperata al suo splendore originario.
“Sono qui sia come parrocchiano di Col San Martino, dove ho vissuto l’infanzia e la giovinezza, sia come responsabile dell’Ufficio Arte sacra della diocesi. Questo restauro è stato un impegno notevole, articolato in due stralci di intervento sostenuti anche dalla Conferenza Episcopale Italiana: 130 mila euro per la navata e 100 mila per il presbiterio”, ha spiegato.
Don Miotto ha ripercorso la storia della chiesa, ricordando le tre grandi ricostruzioni che l’hanno interessata nel tempo – nel 1904, dopo la Prima guerra mondiale e nel 1971, in seguito a un incendio. Un filo conduttore di attenzione e cura che continua ancora oggi, grazie all’impegno dei parroci che si sono succeduti e della comunità locale.


La conclusione dei lavori segna dunque un momento di grande soddisfazione per Col San Martino – che in una delle prossime domeniche ospiterà nella chiesa la diretta Rai1 della messa – ma non un punto d’arrivo: “Manca ancora la pala d’altare – ha ricordato don Miotto – ma con la passione e la dedizione dimostrate, sono certo che anche questo tassello troverà presto la sua giusta collocazione”.
Al termine della conferenza, come preannunciato, le luci della chiesa hanno lentamente iniziato ad accendersi, illuminando la volta in tutta la sua rinnovata magnificenza. Un momento di silenzio e meraviglia ha avvolto i presenti, che, con il capo rivolto verso l’alto, hanno ammirato gli affreschi tornati al loro antico splendore. Lo sguardo della comunità, unito in un unico respiro, ha colto la bellezza di un patrimonio che, grazie alla cura e alla dedizione di tanti, continuerà a raccontare la sua storia alle generazioni future.
La serata di spiegazione dei lavori ha inaugurato il calendario di iniziative per la riapertura della chiesa. Lunedì 24 marzo alle ore 19 sarà il cardinale pievigino Beniamino Stella, Prefetto emerito della Congregazione vaticana per il Clero, a presiedere la solenne celebrazione eucaristica per la riapertura della chiesa. Venerdì prossimo 28 marzo alle ore 20.45 inizierà in chiesa il Concerto con l’esecuzione del Requiem di Gabriel Fourè per coro, orchestra, solisti e organo, diretto dal Maestro Andrea Corazzin.
(Autore: Francesco Bruni)
(Foto e video: Francesco Bruni)
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