Il coronavirus ha fatto emergere come siano fondamentali i servizi legati alla gestione dei figli.
Un questionario, dal titolo “Avrei bisogno di …” ha visto le famiglie di Godega, con figli in età scolare, dare questa risposta di fronte alla domanda rivolta loro rispetto al periodo di lockdown e dell’emergenza Covid-19 in generale.
Se con la didattica a distanza i genitori se la sono cavata (a parte due nuclei che hanno sottolineato i problemi di connessione ad internet), ciò che ha comportato le difficoltà maggiori sono stati il rispondere alle richieste della scuola e l’utilizzo degli strumenti messi a disposizione dalla stessa.
Il questionario è stato promosso dall’assessorato alla famiglia, seguito dal vicesindaco Lucio Favero, in collaborazione con il gruppo Reti di prossimità e il servizio operativa di comunità.
“Si tratta – afferma il sindaco Paola Guzzo – di uno strumento importante in quanto ha messo in evidenza le esigenze e i problemi reali vissute dalle famiglie”. Il documento è stato compilato da 95 famiglie con la presenza di più di 170 minori, per due terzi distribuiti in nuclei con due o più bambini e ragazzi.
“In cima alla lista dei bisogni dichiarati – si legge nella relazioni di sintesi del questionario -, troviamo al primo posto i centri estivi (54.6 per cento) come risposta a necessità logistiche ed educative dei minori, circa la metà delle famiglie afferma di vivere necessità relative agli aspetti scolastici dei figli (46,4 per cento), probabilmente legate ad eventuali situazioni di rallentamento didattico o di apprendimento legato alla Didattica a distanza, al terzo posto troviamo le difficoltà economiche (26,8 per cento). In funzione di una valutazione progettuale su eventuali proposte operative appaiono molto rilevanti i bisogni educativi e psicologici espressi rispettivamente dal 19,6 per cento e dal 15,5 per cento delle famiglie rispetto alla gestione quotidiana dei figli”.
La situazione fotografata illustra come la maggior parte dei padri (84,5 per cento) lavori, prevalentemente in presenza, mentre per quanto riguarda le attività delle madri la situazione sia più variegata con una equa distribuzione tra tempo pieno (42,3 per cento) e part time (30,9 per cento) e con la presenza di un 15,5 per cento di lavoro casalingo.
Ora che i dati sono stati raccolti si sta pensando a come farne tesoro. Per far questo l’operatrice di comunità ha ricontattato, via telefono o sms, le venti famiglie che avevano lasciato un recapito.
I bisogni sono cambiati con l’inizio della nuova fase, ma resta centrale il pensiero legato alla gestione dei figli e ai bisogni scolastici. Le telefonate sono state inoltre un ottimo strumento per informare le famiglie della presenza dell’operatore di comunità e del gruppo di prossimità.
Si è pensato anche di promuovere il gruppo reti di prossimità affinché possa coinvolgere nuovi membri e offrire supporto e accoglienza alle famiglie del territorio. Per questo è stato predisposto un volantino che verrà diffuso.
Altro dato interessate emerso dal questionario è che, in caso di necessità, il 59,4 per cento dei cittadini ha chiesto aiuto ai propri familiari, per il 20,3 per cento dei casi c’è stata collaborazione di vicinato e per il 23,2 ci si è rivolti ai servizi sociali comunali.
Una più puntuale promozione dei servizi si rende necessaria anche per il fatto che il 20 per cento di quanti hanno risposto al questionario ha dichiarato di conoscere situazioni familiari che avrebbero potuto necessitare di aiuto ma che non hanno saputo o non sanno come richiederlo.
(Fonte: Loris Robassa © Qdpnews.it).
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