“Le proteste tradizionali non bastano più”. L’attivista di Ultima Generazione spiega perché vengono imbrattate (anche) le opere d’arte

L’attivista di Ultima Generazione spiega perché vengono imbrattate (anche) le opere d’arte

Non era facile far parlare un membro di Ultima Generazione, il controverso gruppo di attivisti per il cambiamento climatico, negli spazi di un museo; ma questo è stato possibile grazie all’impegno dello staff di “CombinAzioni Festival“.

Giovedì 14 settembre, infatti, nel cortile esterno del Museo Civico di Montebelluna è andato in scena l’incontro dal titolo “Arte, Attivismo e Disobbedienza Civile. Dialogo sulla libertà di dissenso” con Ester Goffi, dottoressa in Storia dell’Arte e cittadina attiva in Ultima Generazione, e Nicole Moolhuijsen, ricercatrice e freelance specializzata in Museum Studies nell’Università di Leicester (ha moderato Rudi Bressa).

Anche negli ultimi mesi, molte persone sono rimaste colpite dalle azioni di questi attivisti che hanno “imbrattato delle opere d’arte nei musei o attaccato delle statue che simboleggiano il passato coloniale dell’Europa.

“Queste proteste – spiegano gli organizzatori di CombinAzioni Festival – sono emblema di una libertà di dissenso di ampio respiro che punta l’attenzione sui grandi problemi del pianeta, dal riscaldamento globale, al razzismo, ai diritti. Perché queste azioni coinvolgono il patrimonio culturale? Quali temi richiederebbero un maggiore attivismo istituzionale? In che modo le istituzioni possono promuovere dei cambiamenti?”.

“Il tema dell’edizione di quest’anno di CombinAzioni Festival – spiega Goffi – è la libertà. Il dissenso è la possibilità di esprimersi contro qualcosa che non riteniamo giusto. Io faccio parte di Ultima Generazione, un movimento di ambientalisti che è conosciuto soprattutto per i blocchi stradali e per le azioni nei musei, che causano recriminazione e shock nelle persone che le vedono. Però mi chiedo quanti si domandino perché facciamo quello che facciamo e perché siamo arrivati a questo punto”.

“La risposta è che negli ultimi anni – continua -, le proteste tradizionali come gli scioperi, i cortei e i sit-in non hanno più tutta la risonanza mediatica, ma anche l’ascolto da parte della politica, che prima si otteneva. Quindi si è giunti a fare dei gesti più spettacolari, più scioccanti, con degli attacchi simbolici per esempio alle opere d’arte, che ‘stanno bene’, per richiamare l’attenzione su un tema urgente e troppo a lungo ignorato che riguarda chiunque: la crisi climatica ed ecologica“.

I governi hanno delle soluzioni – conclude -, ma non le stanno applicando. Quello che noi chiediamo è che non portino avanti politiche inquinanti come fanno adesso, ma che mettano in campo gli strumenti che ci offre la scienza per avere un mondo più sostenibile, poter continuare a vivere e avere un futuro”.

Dopo aver ascoltato le parole di Goffi e Moolhuijsen, che ha sottolineato l’importanza di creare alleanze nelle sfide che presenta la contemporaneità, la direttrice dei musei di Montebelluna, la dottoressa Monica Celi, ha evidenziato che i musei territoriali hanno un ruolo importante nella relazione con le comunità.

I musei stanno cambiando – ha detto la dottoressa Celi -, ora sono dei mediatori. È importante creare delle relazioni. Come istituzioni museali abbiamo un potere enorme e dobbiamo affrontare questa sfida partendo dai bambini e dai ragazzi. Dobbiamo fare in modo che realtà come quelle intervenute oggi a Montebelluna possano comunicare”.

“Certamente – conclude -, mi fa male vedere le azioni che compiono gli attivisti di Ultima Generazioni, anche se invitano ad una riflessione e sono stimolanti per quello che dobbiamo compiere per ottenere il cambiamento che cerchiamo. Il museo solamente come luogo culturale non ha più senso, ora deve avere anche un ruolo sociale e di promozione del dialogo”.

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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