Toponimi della Marca trevigiana, Revine Lago: un luogo dove declamare versi poetici pagaiando sulle placide acque lacustri

Alla scoperta di Revine Lago
Alla scoperta di Revine Lago

Ritorniamo nella Vallata per scoprire un luogo davvero singolare, compreso in un territorio che dagli oltre 1.300 metri di quota del crinale digrada repentinamente in una conca nella quale sono incastonati due laghetti morenici.

Siamo nel comune di Revine Lago, duemila abitanti; un pugno di frazioni ai piedi dell’arco prealpino affacciate sui laghi di Lago e di Santa Maria. Le loro acque, attraverso la Tajada, giungono fino a Follina ove contribuiscono a rafforzare la portata del fiume Soligo nel suo primo tratto. 

I terreni circostanti ai laghi, abitati sin dalla preistoria nonostante la natura paludosa, dopo una serie di bonifiche iniziate in epoca medievale sono stati resi gradualmente coltivabili. La vegetazione lacustre, fatta di giunchi, canne e ninfee, è l’unica testimonianza degli antichi malsani acquitrini.

La franosità del territorio ha lasciato una traccia indelebile nel toponimo. Nel Duecento troviamo attestazioni quali “in villa de Ravinis” o più semplicemente “de Ravinis” evidentemente connesse con la locuzione prelatina rava, frana.

Nel 1335 compare “de Ruinis” e fra il Quattrocento e il Cinquecento le citazioni “homines Ruinarum” e “in villa Ruinarum” perpetuano l’associazione del sito con fenomeni franosi (dal latino ruina, rovina) capaci di mutare radicalmente l’ambiente circostante.

La complessa storia geologica del luogo è efficacemente sintetizzata dai simboli che ornano il blasone municipale: una montagna franante che sovrasta i due laghi azzurri su sfondo d’oro. Un’immagine che evoca la bellezza della natura e al contempo richiama la sua ineluttabile provvisorietà.

Per apprezzare appieno le suggestioni locali, prima raggiungiamo il Pian de le fémene, un altopiano a cavallo fra le provincie di Treviso e Belluno: da qui, scrutando l’orizzonte nelle limpide giornate invernali, con gli scarponi affondati nella neve, riusciremo a scorgere i riflessi cangianti del mare Adriatico.

Scesi a valle andiamo alla scoperta dell’ambiente lacustre e del villaggio palafitticolo scrupolosamente ricostruito. A piedi, in bici o in kayak saremo sorpresi dal repentino volo dell’airone, dai riflessi blu metallici del martin pescatore e dalla frenesia delle libellule.

I versi di Luciano Cecchinel, poeta nativo di Revine ed erede di Andrea Zanzotto, attraverso la dotta valorizzazione del dialetto locale ci restituiranno intime e profonde emozioni.  

(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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