Avrebbe modificato la ricetta che le aveva fatto lo specialista per farsi consegnare un farmaco per la psoriasi. Per questo una cinquantenne residente nel Montebellunese è finita a processo con l’accusa di falso finalizzato alla truffa, aggravata perché ai danni dello Stato, e ha patteggiato oggi giovedì in Tribunale a Treviso un anno e 6 mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena.
La vicenda risale al marzo del 2020, quando in pieno lockdown la donna, che soffre da tempo di psoriasi, una malattia cronica della pelle, si è trovata senza medicine e senza la ricetta per poterle prendere. Per farsi prescrivere il farmaco però, sarebbe dovuta andare dallo specialista a Padova e, visti il momento e le restrizioni, non se la sarebbe sentita.
Avrebbe quindi preso la vecchia ricetta del dermatologo, non ripetibile, e l’avrebbe modificata. Con quella si è presentata una prima volta nella farmacia dell’ospedale di Treviso (nella foto) e ha ritirato la confezione del farmaco del costo di 640 euro.
La prima volta è andata liscia tanto che, quando ha finito le compresse avrebbe deciso di rifarlo, presentandosi nuovamente con una ricetta modificata alla farmacia dell’ospedale. La seconda volta però i farmacisti se ne sono accorti e dopo aver controllato anche la precedente consegna, scoprendo che pure in quel caso la ricetta era stata falsificata, l’hanno denunciata.
La 50enne, difesa dagli avvocati Elena Rebecchi e Gregory Scarpa, rischiava una condanna a oltre 3 anni di reclusione e ha deciso di patteggiare. L’avvocato Federico Vianelli, il legale dell’Ulss 2 che ha patito il danno di 1.280 euro, ha annunciato che procederà anche con una causa civile.
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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