Il 7 luglio 2019, alle 13.15, nell’ampio salone in cui era riunita l’Assemblea internazionale dell’Unesco, le Colline di Conegliano e Valdobbiadene sono state ufficialmente inserite nella Lista del Patrimonio dell’Umanità. La decisione arrivò in anticipo rispetto alle previsioni e colse di sorpresa anche la redazione di Qdpnews.it, presente in sala e pronta a raccontare un passaggio che si attendeva qualche ora più tardi.


In quell’occasione il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, seduto accanto al ministro Gian Marco Centinaio, al professor Amerigo Restucci e a vari consoli e rappresentanti istituzionali, attese la valutazione del dossier con un discorso che sottolineava un punto chiave: il paesaggio delle Colline del Prosecco non è solo natura, ma risultato del lavoro dell’uomo, della cura continua dei vigneti, dei versanti, dei piccoli centri abitati. Un equilibrio costruito nel tempo, che la candidatura voleva riconoscere e tutelare.
Poche ore più tardi, sul tetto dell’ambasciata italiana in Azerbaijan, si tornò a parlare di Unesco, di valorizzazione del territorio e della necessità di creare una struttura capace di organizzare al meglio l’oBerta turistica. Era già chiaro che, soprattutto nelle aree della core e della buBer zone, i servizi non sarebbero stati suBicienti a sostenere il potenziale aumento dei visitatori, che dopo il riconoscimento si immaginava addirittura moltiplicato per sette.


“Chi ha un casolare tra i vigneti, un appartamento, una casa grande o anche solo una stanza, rifletta su questa opportunità”, fu l’invito di Zaia in un’intervista rilasciata in aeroporto, a Istanbul, sulla via del rientro. Regione Veneto, Comuni, enti, consorzi e privati iniziarono a muoversi con rapidità in quella direzione, ma il percorso fu bruscamente interrotto dall’arrivo della pandemia, esplosa pochi giorni dopo la nascita uBiciale dell’Associazione Colline Unesco.


Il lavoro non si fermò, anche se fu costretto a spostarsi dietro le quinte. In quegli anni si gettarono le basi per quella che sarebbe stata, nel 2021, la prima vera estate di prova delle Colline Unesco, con un turismo ancora condizionato dalle regole sanitarie ma già orientato a una gestione più consapevole dei flussi.


Il territorio investì in eventi, vennero organizzati press tour internazionali, aprirono nuove strutture ricettive e l’offerta fu ripensata secondo una chiave precisa: proporre esperienze, non solo soggiorni. Si fece strada il concetto di turismo esperienziale, capace di unire passeggiate tra i vigneti, incontri con i produttori, visite a luoghi della memoria e soste nei centri storici.
Accanto a questo, emerse subito un’altra esigenza: aiutare chi vive qui ogni giorno a comprendere che cosa significhi essere Patrimonio dell’Umanità. Non bastava parlare ai turisti, bisognava coinvolgere le comunità locali, affinché diventassero le prime ambasciatrici del sito. Anche Qdpnews.it si è mossa in questa direzione, raccontando quotidianamente le colline, le rive, i piccoli paesi e le tradizioni che spesso chi abita in zona tende a dare per scontate.


Un secondo obiettivo riguardava i rapporti tra i Comuni: da Valdobbiadene a Conegliano, da Vidor a Vittorio Veneto, prima del 2019 non esisteva una forte percezione di appartenenza a un unico sistema. Dopo l’iscrizione Unesco sono nati consorzi, fondazioni, reti di lavoro e collaborazioni per progetti comuni e per la ricerca di finanziamenti, così da consolidare un disegno condiviso sul piano istituzionale e strategico. Rimaneva però da compiere un passo ulteriore, più pratico: trovare un elemento che legasse le diverse realtà anche dal punto di vista turistico, con un segno concreto sul territorio.
Strade e sentieri, da sempre, assolvono a questo compito di collegare paesi e comunità. In un’ottica di turismo lento ed ecologico possono trasformarsi in veri e propri cammini, da percorrere a tappe con il tempo necessario per osservare il paesaggio e incontrare chi lo abita. In questo contesto nasce l’idea del Cammino delle Colline Unesco, inaugurato l’8 luglio 2023 e raccontato anche da un breve video dedicato.
La storia del Cammino affonda le radici nella conoscenza del territorio maturata negli anni dall’escursionista e divulgatore Giovanni Carraro. Il tracciato è stato reso possibile dalla volontà congiunta dell’Associazione Colline Unesco e della Regione Veneto, che hanno scelto di intitolare “all’Umanità” anche il ponte tra Soligo e Campea, trasformandolo in uno dei simboli del nuovo percorso.
Il Cammino collega Vidor a Vittorio Veneto lungo circa cinquantuno chilometri, attraversando alcuni dei luoghi più riconoscibili delle Colline del Prosecco e molte aree meno note. Si passa accanto alla chiesetta di San Vigilio e al santuario di Collagù, si incontra la quiete di Zuel di Qua e Zuel di Là, si entra nelle frazioni di Nogarolo e in altri piccoli centri che, passo dopo passo, compongono un mosaico di paesaggi rurali, storia e vita quotidiana. È un itinerario pensato per sorprendere non solo chi arriva da lontano, ma anche chi sostiene di conoscere a memoria il patrimonio che ha letteralmente “dietro casa”.


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