Due termini suggestivi esprimono l’inizio e la fine di un giorno: l’alba e il tramonto. E due nomi propri sono legati all’arco dello scorrere del bene luce: il comunissimo Lucia “nata all’alba” e il desueto Crepusca “nata al tramonto”.
Lucilla è il diminutivo di Lucia; quale vergine e martire del III secolo viene ricordata dal calendario il 31 ottobre.
Poco di documentale intorno a S. Lucilla, ma molto di simbolico con uno stretto legame tra luce e fede che illumina.
Il racconto, lontano e leggendario, vuole che ai tempi della persecuzione di Valeriano nel 257 il tribuno Nemesio abbia chiesto e ottenuto dal Pontefice il battesimo per sé e per la figlia Lucilla. Questa, cieca dalla nascita, avrebbe poco dopo la cerimonia recuperato immediatamente la vista.
La nuova fede e il miracolo ottenuto dalla figlia rese il tribuno romano sordo alle esortazioni dell’imperatore che esigeva il suo ritorno sollecito alla vecchia religione. Per il reiterato rifiuto, padre e figlia furono condannati a morte e martirizzati l’uno tra la via Appia e la via Latina e l’altra sulla via Appia nei pressi del tempio di Marte.
I loro corpi furono sotterrati ed esumati diverse volte e, secondo alcune interpretazioni, le ripetute traslazioni avrebbero avuto e manterrebbero il significato simbolico di scintilla luminosa e santa che segna nel mondo l’itinerario trionfale del Cristianesimo.
A noi basta pensare al padre S. Nemesio e alla figlia S. Lucilla quale fiaccole di carità reciproca e di testimonianza convinta di fede nel mondo.
(Foto: web).
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