E’ morto Giancarlo Gentilini

Giancarlo Gentilini
Giancarlo Gentilini

È venuto a mancare oggi giovedì pomeriggio Giancarlo Gentilini, già sindaco e vicesindaco di Treviso per un ventennio, ma indissolubilmente legato alla città in cui aveva le radici, Vittorio Veneto. Avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 3 agosto.

Figura di grande carisma e simbolo della politica locale, Gentilini – afferma in una nota l’amministrazione comunale – “ha segnato un’epoca nella storia di Treviso, lasciando un’impronta indelebile.​ Eletto sindaco nel 1994, Gentilini guidò la città per due mandati fino al 2003, proseguendo poi il suo impegno come vicesindaco e consigliere comunale fino al 2023. Era conosciuto per la sua dedizione e il suo stile diretto oltreché per le tante opere realizzate in Città”.

«Il nostro Leone è andato avanti – le parole del sindaco Mario Conte -. Negli ultimi giorni, purtroppo, le sue condizioni erano peggiorate a causa di alcuni acciacchi dovuti all’età. Perdiamo un grande uomo, un riferimento importantissimo per valori e capacità. Gentilini ha onorato il suo impegno dall’inizio alla fine, cercando di essere sempre presente nella vita amministrativa della Città con i suoi consigli e le sue segnalazioni anche dopo aver concluso il mandato amministrativo. Gli va riconosciuto, fra gli altri, il merito di aver cambiato il ruolo del sindaco in Italia, portandolo fuori dal palazzo e in mezzo alla gente. Ha scritto la storia, con il pragmatismo che è il marchio di fabbrica degli Alpini. Ci porteremo dentro il suo grande insegnamento, pronunciato nell’ultima seduta da consigliere comunale: “Dovete amare Treviso come l’ho amata io”. Questo era Giancarlo Gentilini: passione, energia, concretezza. Mi mancherà tanto. Ci mancherà tanto». Lo stesso “Sceriffo” attribuì a Conte il ruolo ideale di suo “erede” nell’amministrazione della città nonché della “filosofia gentiliniana”. Il legame tra sindaco in carica e predecessore è testimoniato anche dalla presenza di Gentilini alle nozze di Conte, lo scorso ottobre.

L’Amministrazione comunale trevigiana si stringe alla famiglia Gentilini, alla moglie Maria e ai figli Antonio e Stefano in questo momento di dolore, ricordando con gratitudine un uomo che ha dedicato la sua vita al servizio di Treviso e dell’intera comunità, ricoprendo molto a lungo anche il ruolo di “memoria storica” della città, ad esempio relativamente al bombardamento del 7 aprile 1944.

Gentilini è noto ben oltre i confini della città e della provincia di Treviso – sicuramente anche per alcuni aspetti controversi dei suoi mandati amministrativi e della sua militanza politica – ma era originario di Vittorio Veneto, città dove si trova – nella pittoresca via Caprera – la storica casa di famiglia, che soprattutto in occasione delle celebrazioni per la patrona Sant’Augusta era sempre affollata di amici e conoscenti.

Genty“, ma anche “lo Sceriffo” o “SuperG“, solo per citare alcuni dei suoi soprannomi, è sempre andato molto fiero delle sue origini serravallesi, in senso anche più “ampio” del solo perimetro del centro storico: “Serravalle arriva fino al Fadalto!” chiosò, con la consueta perentorietà, rivolgendosi al cronista che lo incalzava a margine dell’inaugurazione del nuovo polo scolastico di Forcal (quindi in Val Lapisina) nel 2009. Inaugurazione di cui fu la star assoluta e che di fatto “lanciò” Gianantonio Da Re come candidato sindaco di Vittorio Veneto mentre andava esaurendosi il decennio dell’altro leghista Giancarlo Scottà.

Indimenticabile, per i vittoriesi, anche il suo “show” alla presentazione vera e propria della candidatura di Da Re al Bar Lux, con tanto di “benedizione” al “baffo” del Carroccio, che qualche settimana dopo divenne primo cittadino vittoriese, e la definizione di “ranette” agli altri candidati sindaci. Nella stessa campagna elettorale, altro aneddoto gustoso dei tanti che si potrebbero raccontare: nel corso di una “vasca” al mercato settimanale del lunedì tra via Cavour e viale della Vittoria, assieme a Da Re e altri esponenti leghisti, che si trasformò in un bagno di folla, una donna notò Gentilini. Ne seguì questo breve scambio di battute: “Ma lei è…”. “Sì, sono proprio io”. E via di abbracci e risate. Altra “usanza” dello “sceriffo” era quella di girare con i suoi personali “santini”, anche al di fuori delle campagne elettorali, pronti da autografare (l’epoca dei selfie doveva ancora arrivare).

Così lo stesso Gianantonio Da Re lo ricorda: “Giancarlo fu un valore aggiunto prima e durante il mio mandato da sindaco di Vittorio Veneto. Oltre al grandissimo aiuto che mi diede in campagna elettorale e all’indimenticabile abbraccio che mi riservò quando venni eletto, mi chiamava spesso per indicarmi e suggerirmi interventi da fare in città, magari suggeritigli da suoi amici. Consigli e richieste di diversi cittadini mi arrivavano suo tramite, perciò la nostra fu quasi una “cogestione” del Comune. Inventore di un nuovo modo di fare il sindaco, persona sempre gentile e corretta, mi dava sempre una mano quando c’erano questioni politiche da risolvere e mi telefonò il giorno della mia espulsione dal partito, esprimendomi solidarietà”.

Per dare un’idea di quanto Gentilini – che assieme ad altri compagni di partito accompagnò Umberto Bossi a visitare Serravalle durante i festeggiamenti di Sant’Augusta una ventina d’anni fa – fosse un punto di riferimento per i leghisti del Vittoriese, basti ricordare che un consigliere comunale dell’epoca, ovviamente di quel partito, chiese al cronista, al termine di un incontro pubblico svolto a Ceneda negli anni d’oro del leghismo nella Città della Vittoria, la trascrizione integrale del discorso pronunciato quella sera da Genty, il quale tuttavia non ha mai amministrato la sua città d’origine ma sempre il capoluogo che – parole sue di quella sera – “l’è ‘na cità che ormai la va vanti da ela sola”.

E proprio nel capoluogo dovrebbe svolgersi il funerale, al quale è lecito attendersi una grande folla. Data e luogo delle esequie saranno comunicate quanto prima.

(Autore: Luca Anzanello)
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