Dopo trent’anni di politica, Giancarlo Gentilini, il sindaco “sceriffo” in carica a Treviso dal ’94 al 2003 e poi per due volte vicesindaco, non si ricandiderà a consigliere comunale alle elezioni amministrative di primavera. “Ho 94 anni – commenta -, alla mia età bisogna avere il senso della misura, sapere quando è tempo di tirarsi indietro, e per me questo momento è arrivato”.
Figura controversa ma centrale della politica trevigiana, Gentilini gode ancora di grande popolarità in città: “La gente mi ama e mi chiede di tornare, ma devo prendere atto che la forza fisica è venuta meno – racconta -. Con l’annuncio del mio ritiro non avrei mai pensato di scatenare tante reazioni; sono stato inondato di amore e di affetto da parte di colleghi e cittadini”.
“Mi ha premiato la coerenza e la vicinanza ai Trevigiani e alla ‘razza Piave’, passata anche per la rinuncia a prestigiose cariche istituzionali a Roma”. Il concetto di “razza Piave” è ricorrente nei discorsi di Gentilini, così come quello di “DNA puro”, rimarcato in riferimento alle proprie origini. Classe 1929, Gentilini è nato a Serravalle di Vittorio Veneto, fatto di cui va molto fiero: “Da non confondere con Ceneda, il mio DNA è puro. Le invasioni barbariche si fermavano contro la cinta di Serravalle e di Sant’Augusta”.
Leghista della prima ora, nel 2003 Gentilini, dopo due mandati come primo cittadino di Treviso, affiancò il suo successore Gian Paolo Gobbo in veste di vice.
Consigliere d’opposizione nel quinquennio di Manildo, tornò tra le file della maggioranza nel 2018 dopo la vittoria dell’attuale sindaco Mario Conte di cui fu, ed è tuttora, un forte sostenitore. “Non c’è alternativa a Mario Conte – afferma -: è l’unico in grado di portare avanti la filosofia ‘gentiliniana’”.
Sempre fedele alla linea dura della “tolleranza zero” che gli valse l’appellativo di “sceriffo”, Gentilini, nonostante le polemiche, non ha mai rinnegato le sue posizioni estremiste sul tema dell’immigrazione clandestina e dell’identità di genere, nonostante le accuse di omofobia e xenofobia. Per citarne una, nel 1997 fece scalpore a livello nazionale la sua ordinanza di rimozione delle panchine di fronte alla stazione ferroviaria per evitare che vi sostassero gli extracomunitari.
“Un leone non perde il pelo e gli artigli – spiega –. La filosofia gentiliniana è chiara e l’ho portata avanti a Treviso per tutta la mia carriera politica: Dio, patria e famiglia, ordine, disciplina e rispetto delle leggi”.
La lettera aperta di Conte a “Genty”
Il sindaco uscente (e ricandidato) Mario Conte ieri ha scritto una lettera aperta allo “sceriffo”: “Caro Giancarlo, ho appreso la tua decisione di non candidarti a consigliere alle prossime elezioni comunali – si legge -. Per la prima volta, dopo 30 anni, i trevigiani rischiano di non leggere il tuo nome sui manifesti elettorali. Ammetto che mi hai stupito ancora, proprio come hai fatto da sindaco e da “primo cittadino emerito”, con i tuoi insegnamenti e i tuoi suggerimenti”.
“La tua mentalità – prosegue Conte nella lettera – ha inciso fortemente sulle aspettative dei trevigiani. Lo riscontro quotidianamente quando ricevo segnalazioni per una cartina fuori posto o una pavimentazione urbana imperfetta. Cose che altrove sembrano “ordinarie” a Treviso sono percepite come vere e proprie mancanze. E questo è grazie all’attenzione per i dettagli, all’ascolto e alla volontà di “esserci” che hanno caratterizzato i tuoi mandati da sindaco, vicesindaco e consigliere”.
“Per questo mi piacerebbe averti al mio fianco, nel ruolo che riterrai compatibile con le tue energie (che, ce lo dimostri ogni giorno quando arrivi a Ca’ Sugana fischiettando e cantando, sono tante) in questo nuovo capitolo. Non posso neanche dirti ‘ti aspetto in municipio’, tanto ci sei ogni giorno. E allora Forza Genty, continuiamo insieme a far crescere Treviso!”.
(Foto: Facebook Mario Conte).
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