Bertilla Casarin aveva 10 anni quando il 7 aprile del 1944 una pioggia di bombe cadde su Treviso provocando in pochi minuti la morte di 1600 civili, fra cui 123 bambini, e riducendo la città a un cumulo di macerie.
“Mi salvai perché era Venerdì Santo – ha raccontato la donna questa mattina durante la commemorazione solenne per l’anniversario del bombardamento di Treviso -. Era un giorno di festa, eravamo tutti a casa. Ricordo che presi la bicicletta e andai in via Battisti, dove c’era la mia scuola. Mi trovai davanti all’edificio completamente distrutto. Sono grata di essere viva e di poter essere qui a condividere la mia testimonianza”.
Il racconto di Bertilla, condensato in poche parole vibranti di commozione, ha segnato uno dei momenti della cerimonia tenutasi oggi venerdì in Piazza dei Signori a 79 anni di distanza da quel tragico 7 aprile 1944 che, come allora, anche oggi coincide con il Venerdì Santo.
La commemorazione è iniziata in tarda mattinata con la deposizione di una corona davanti alla lapide dedicata alle vittime civili di guerra, collocata ai piedi dello scalone del Palazzo dei Trecento, alla presenza del sindaco Mario Conte, del ministro della Giustizia Carlo Nordio, del prefetto di Treviso Angelo Sidoti e di una folta delegazione di autorità civili e militari accompagnata da una fila di gagliardetti delle principali associazioni combattentistiche d’arma.
Dopo la deposizione della corona, la cerimonia si è spostata in piazza dei Signori dove un gruppo di studentesse dell’Istituto Comprensivo “Stefanini” hanno letto dei brani tratti dal romanzo di Giuseppe Berto “Il Cielo rosso” e da “Angeli in Terra” di Mario Cutuli, accompagnati dalle note del quartetto della banda cittadina “D. Visentin”.
Alle 13.05 la campana della Torre Civica ha suonato per 7 minuti, l’equivalente della durata del bombardamento, cadenzando con solenni rintocchi il silenzio che ha avvolto la piazza.
“Settantanove anni fa la città visse la giornata più buia della nostra storia – ha commentato il sindaco Conte -. Quel giorno morirono 1.600 civili, tra cui 123 bambini che oggi avrebbero l’età dei miei genitori. Il mio invito tuttavia è quello di andare oltre la dinamica dei numeri, ricordando che dietro ad ogni vittima c’erano un volto, una famiglia e un pezzo di storia di una comunità che non potremo mai raccontare. Mi auguro che questa commemorazione valga come un monito di pace, in un momento storico in cui le bombe continuano a piovere sull’Europa”.
Il ricordo personale del ministro Nordio
La parola è passata poi al ministro Nordio: “L’onore che mi è stato fatto nell’invitarmi alla cerimonia di oggi è pari all’emozione che provo – ha detto il Guardasigilli indicando le finestre di un palazzo che si affaccia su piazza dei Signori -. I miei genitori abitavano in quella casa all’ultimo piano quando videro gli aerei in lontananza e si nascosero in cantina. Io sono nato qualche anno dopo a pochi metri da qui, in piazza Santa Maria dei Battuti. La città il 7 aprile 1944 fu devastata e le conseguenze sono tuttora visibili nella sua architettura disomogenea fra la parte nuova e quella più antica”.
“Attraverso gli anni queste parti si sono integrate anche per merito delle amministrazioni che si sono succedute tra cui la presente in particolare – ha proseguito il ministro -. Oggi possiamo dire che Treviso non sia mai stata così bella, lieta e piena di gioia di vivere, e ciò lo dobbiamo ai Trevigiani ma anche al fatto che oggi viviamo in libertà e in pace, due valori fragili che vanno coltivati e protetti dalla stupidità e dalla cattiveria umana”.
L’ex sindaco Gentilini e quelle urla disperate che non si dimenticano
Alla commemorazione era presente anche l’ex sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, che ha condiviso un vivido ricordo di quel 7 aprile di 79 anni fa: “Eravamo tutti a casa quando suonò l’allarme – ha raccontato -. Eravamo convinti che la solennità del Venerdì Santo non desse seguito a eventi bellici: fummo degli illusi. La guerra allora prevalse sulla festa religiosa. Io vivevo in via Baracca e avevo 15 anni. Dopo il bombardamento uscii di casa e assieme al vescovo Mantiero e ai preti mi misi a cercare fra le macerie. C’era sangue ovunque. Ad un certo punto arrivò una mamma, la signora Stringaro, che urlava perché i suoi due figli erano morti: quelle urla sono un ricordo che porterò fino con me per tutta la vita”.
Il messaggio del presidente del Veneto Zaia
Anche il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ha dedicato una riflessione in memoria del 79° anniversario del bombardamento di Treviso. “Le immagini di distruzione e di morte che sono la memoria del bombardamento aereo di Treviso del 7 aprile 1944 assumono il valore di un invito alla ricerca e al mantenimento della Pace a cui nessuno può sottrarsi. Oggi, che immagini ancor più potenti perché contemporanee giungono ai nostri occhi da una nuova guerra in Europa che credevamo impossibile, il rifiuto della guerra e ogni sforzo per mettere la parola fine a tutti i conflitti nel mondo lo dobbiamo anche ai morti di 79 anni fa e a chi ha sofferto per quella tragedia”.
“Una coincidenza vuole che quest’anno il 7 aprile cada di Venerdì Santo, proprio come quel tragico giorno che segnò per sempre la storia della Marca – prosegue il governatore -. Un motivo in più per riflettere su quale costo di vittime innocenti è il prezzo della guerra. Basta pensare ai 123 bambini trevigiani che quel giorno trovarono una morte orribile sotto le bombe e oggi sono ricordati con la lunga serie dei loro nomi scritti nella piccola chiesa vicino alla sede della Provincia. Di fronte a tutti quei nomi appare incredibile che al mondo ci sia ancora chi possa ritenere la guerra un’opzione possibile”.
“Rivolgendo un pensiero ai testimoni ancora presenti di tanta distruzione, sento che in questa data ogni commemorazione non può prescindere dal desiderio che in Ucraina e in ogni altro Paese offeso dalla guerra si raggiunga la pace – conclude il presidente della Regione – e che la comprensione del suo valore, come avvenne per il Veneto dopo il secondo conflitto mondiale, sia motivo di una rinascita basata su quella solidarietà e quella voglia di ricostruire che per la nostra regione sono state alla base di un progresso sociale ed economico senza precedenti”.
A conclusione della giornata di commemorazione, questa sera alle 21 a Treviso è in programma la processione del Venerdì Santo che si snoderà da Santa Maria Maggiore alla chiesa votiva di Santa Maria Ausiliatrice.
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