A 78 anni dalla sua barbara uccisione Cappella Maggiore ha ricordato don Giovanni Brescacin, parroco della comunità cristiana locale negli anni della seconda guerra mondiale.
Nella mattina di oggi, domenica 19 febbraio, si è svolta la cerimonia di commemorazione al monumento dei caduti in piazza Vittorio Veneto a Cappella Maggiore, dopo la messa in chiesa, in ricordo di don Brescacin. In questa occasione il parroco don Riccardo Meneghel ha annunciato che la famiglia ha donato alla parrocchia la veste che indossava al momento dell’assassinio.
È intervenuta il sindaco Mariarosa Barazza: “Vogliamo con la nostra presenza qui fare memoria di quanto accaduto e ricordare la figura di un grande uomo e di un parroco appassionato – ha affermato -. Un esempio tangibile di santità”.
Il primo cittadino ha fatto memoria dell’episodio dell’uccisione, avvenuta la notte del 14 febbraio 1945 per mano di un milite fascista della locale Brigata Nera.
“In quell’ultima fatale notte di Carnevale del 1945, un milite della Brigata Nera di Cappella Maggiore si presentò in canonica e alla sorella del parroco chiese l’intervento di don Giovanni per portare il conforto religioso a un presunto malato abitante nel Borgo Villa, offrendosi di accompagnarlo vista l’ora e il coprifuoco in atto. Don Giovanni, pur sospettando il pericolo a cui andava incontro avendo subito minacce di morte dal comandante delle Brigate Nere a seguito delle dure prese di posizione contro i comportamenti riprovevoli dei militi, non esitò, accompagnato dal soldato, a recarsi dal presunto moribondo per portargli conforto. Arrivati quasi a destinazione, il milite vilmente lo assassinò, scaricandogli addosso alle spalle due raffiche di mitragliatrice”.
“Don Giovanni, uomo giusto e coraggioso – ha proseguito Barazza -, pagò con la vita l’aver denunciato i soprusi e i comportamenti riprovevoli dei militi fascisti, manifestando fino all’ultimo l’amore senza misura per la propria comunità“.
“Rettitudine morale, amore e coraggio sono i valori che ha incarnato, per i quali ha vissuto e lottato nel suo cammino personale e comunitario. Essi sono oggi più che mai luce per il nostro agire, esempio a cui ispirare i nostri percorsi di vita. Il coraggio di prendere posizione, così come fece don Giovanni, è il tratto che segna davvero la differenza tra essere uomini e non esserlo, è una delle forme più alte di amore, perché ci si assume la
responsabilità di difendere i valori nei quali si crede”.
“Per noi – ha concluso il sindaco – don Giovanni è già santo ma il mio auspicio è che venga finalmente avviato il percorso perché anche la Chiesa lo riconosca ufficialmente”.
(Foto: Comune di Cappella Maggiore).
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